Macchinari Industriali – Logic Bid https://www.logicbid.com/blog Tutte le news sul mondo delle aste giudiziarie dedicate al settore industriale e non solo. Resta aggiornato su tutte le novità Fri, 24 Apr 2020 12:55:06 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.2.21 Compressore, cos’è, come funziona e a cosa serve https://www.logicbid.com/blog/compressore-come-funziona/ Fri, 24 Apr 2020 12:55:06 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=837 Cos’è il compressore e come funziona. In diverse attività d’impresa si rende necessario l’utilizzo di un compressore, per svolgere una o più fasi di lavorazione; in alcuni contesti rappresenta una parte integrante della dotazione tecnica di base per l’azienda. Per questo è bene conoscere sia tutte le offerte presenti sul mercato, sia il corretto utilizzo del macchinario in base alla destinazione d’uso dello stesso. Vediamo di seguito tutto quello che c’è da sapere in merito. ...

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Cos’è il compressore e come funziona.

In diverse attività d’impresa si rende necessario l’utilizzo di un compressore, per svolgere una o più fasi di lavorazione; in alcuni contesti rappresenta una parte integrante della dotazione tecnica di base per l’azienda. Per questo è bene conoscere sia tutte le offerte presenti sul mercato, sia il corretto utilizzo del macchinario in base alla destinazione d’uso dello stesso. Vediamo di seguito tutto quello che c’è da sapere in merito.

  • Cos’è un compressore

Come si legge sulla versione online della Enciclopedia Treccani, i compressori sono “macchine pneumofore ossia operatrici a fluido, adibite alla produzione di aria compressa o alla surcompressione di altri fluidi gassosi“, tra i quali vi sono gas illuminante, gas d’acqua, ammoniaca, anidride carbonica, anidride solforosa, idrogeno, gas ammoniacali, cloruro di metile e cloro-etile. Un compressore si differenzia dalle altre macchine pneumofore, come ad esempio le soffiatrici o i ventilatori, per la capacità di portare la pressione finale del fluido al di sopra delle tre atmosfere.

  • A cosa serve un compressore

Per i compressori vi sono numerosi ambiti di utilizzo, in quanto questo tipo di macchinario può essere impiegato per diversi scopi. In linea di principio, un compressore serve a generare, produrre o trasportare aria compressa, in qualsiasi contesto ciò possa essere utile o necessario. L’utilizzo più diffuso e conosciuto di questo macchinario è quello relativo al gonfiaggio dei pneumatici: in tal caso, il compressore è dotato anche di uno strumento di misurazione della pressione, dal momento che esistono valori da rispettare.

Anche gli studi odontoiatrici, ad esempio, fanno ricorso ad un compressore – di dimensioni molto maggiori rispetto a quello adoperare per ripristinare la pressione delle gomme – incassato in una cabina, che include anche gli strumenti di regolazione del macchinario. In questo ambito specifico, macchine del genere servono a far operare tutti gli attrezzi collegati ad una o più poltrone (i quali necessitano di aria compressa per operazioni di sterilizzazione, pulizia e simili); in genere, l’apparato comprende anche un essiccatore integrato ed un silenziatore, così da permetterne anche l’utilizzo da interno. Anche le macchine frigorifere fanno ricorso ai compressori: questi ultimi servono alla circolazione del fluido refrigerante all’interno del circuito.

I principali settori in cui i compressori sono più utilizzati sono i seguenti:

minerario: servono per lo più per pompare aria in profondità e consentire la ventilazione degli ambienti di scavo;

agricolo: i compressori aiutano ad effettuare operazioni di irrigazione ad ampio raggio e su vaste porzioni di coltivazione, pompando le quantità d’acqua necessarie;

automobilistico: turbocompressori e compressori volumetrici vengono applicati ai propulsori a combustione interna per aumentare le prestazioni;

odontoiatrico e odontotecnico: i macchinari ad aria compressa sono fondamentali per lo svolgimento delle operazioni di routine e non solo;

gonfiaggio pneumatici per veicoli su ruote;

refrigerazione domestica ed industriale, in accoppiamento agli apparati frigoriferi che si utilizzano per lo più nel settore alimentare.

  • Tipi di compressore

Come già accennato, esistono tanti tipi di compressore ma si possono dividere sostanzialmente in due grandi categorie: volumetrici e dinamici. La sostanziale differenza consiste nel principio fondamentale di funzionamento:

– i compressori volumetrici aspirano una determinata quantità di gas e generano un volume di aria compressa determinata da movimenti meccanici prestabiliti;

– i compressori dinamici, invece, realizzano la medesima funzione ma modulata sulla base della velocità che la macchina riesce ad imprimere al fluido.

Ciascuna categoria comprende diversi tipi di compressore; tra quelli volumetrici figurano:

– il compressore alternativo utilizza il moto alternato di un pistone all’interno di un cilindro per produrre aria compressa;

– i compressori a palette e ad anello liquido sfruttano il moto di rotazione di un rotore all’interno di una sezione circolare; questi dispositivi vengono generalmente utilizzati come pompe a vuoto;

– i compressori a lobi, invece, sfruttano l’azione di due moduli sagomati a forma di lobo, entrambi inclusi in una camera apposita;

– i compressori a vite (o a spirale) sfruttano un elemento caratteristico (una coppia di viti o una spirale) per realizzare la compressione dell’aria.

I compressori volumetrici funzionano secondo un meccanismo in cui un elemento rotate imprime una certa pressione al fluido: maggiore è la velocità di rotazione, maggiore sarà, in proporzione, la pressione dell’aria in uscita dal dispositivo. In genere il dispositivo viene abbinato ad una turbina (ne è un esempio il turbocompressore utilizzato in ambito automobilistico); sono generalmente impiegati per ottenere pressioni finali dai valori molto elevati (15 atmosfere effettive).

  • Come scegliere un compressore

Scegliere un compressore da acquistare non è semplice, in quanto bisogna valutare attentamente diversi fattori, così da individuare l’articolo che meglio si adatta alla proprie esigenze e, cosa più importante, alla destinazione d’uso. L’ambito di impiego è il primo elemento discriminante: bisogna infatti distinguere tra i macchinari destinati all’utilizzo domestico da quelli adatti ad un impiego di tipo industriale. Ciò si traduce, in concreto, in una scelta congruente con l’applicazione del macchinario in base alla potenza ed alla quantità di aria compressa necessarie.

Il secondo fattore da valutare è l’impianto elettrico, che deve essere adeguato alle specifiche tecniche del macchinario; per quelli più potenti, un sistema trifase rappresenta la soluzione più appropriata rispetto agli impianti monofase (la differenzia sostanziale sta nel voltaggio di ciascuno). In aggiunta, è necessario tener conto della rumorosità dell’apparecchio in relazione all’ambiente di utilizzo: per gli allestimenti da interno (per lo più fissi) è consigliabile optare per apparecchiature silenziose (o dotate di silenziatore) mentre c’è più margine, da questo punto di vista, per i compressori destinati ad un utilizzo esterno.

Non va sottovalutato un ulteriore fattore di valutazione: l’aria che circola nell’ambiente in cui verrà collocato il compressore. Si tratta di un aspetto da tenere in considerazione perché il compressore aspira l’aria, ed è necessario che sia pulita (a tal proposito è possibile installare un essiccatore o un separatore olio-acqua). Infine, bisogna considerare l’aspetto logistico complessivo: facilità di installazione ed utilizzo, eventuali adeguamenti tecnici di impianti e locali ed altri aspetti.

I compressori sono tra i macchinari che possono essere acquistati anche online, non solo presso gli store specializzati ma anche sui portali che gestiscono le aste giudiziarie, dove vengono messi all’asta articoli provenienti da società in liquidazione o in ristrutturazione. Portali come Logic Bid offrono servizi di intermediazione, consentendo agli utenti interessati di prendere parte alla gara d’asta previa registrazione di un profilo personale sul sito dove si trovano sezioni apposite per i macchinari come i compressori. Dopo aver completato la registrazione, l’utente può formulare la propria offerta (tenendo presente le condizioni di partecipazione alla gara d’asta): se è andata a buon fine, riceverà una conferma all’indirizzo e-mail inserito in fase di registrazione; in caso contrario è possibile che le cifre siano state digitate in modo errato oppure l’offerta sia risultata inferiore al prezzo di riserva.

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Macchina a CNC, cos’è e come funziona https://www.logicbid.com/blog/macchina-a-cnc-come-funziona/ Fri, 10 Apr 2020 15:29:37 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=823 Cos’è una macchina a CNC e come funziona. La maggior parte delle lavorazioni industriali che vengono realizzate al giorno d’oggi prevedono passaggi di altissima precisione che non possono essere effettuati manualmente ma che richiedono l’impiego di un macchinario, in modo tale da ottenere un risultato prossimo alla perfezione. Per questo motivo, negli ambiti produttivi più disparati, sono ormai ampiamente diffuse le macchine a CNC, indispensabili per implementare, con un margine di errore ridotto al minimo, ...

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Cos’è una macchina a CNC e come funziona.

La maggior parte delle lavorazioni industriali che vengono realizzate al giorno d’oggi prevedono passaggi di altissima precisione che non possono essere effettuati manualmente ma che richiedono l’impiego di un macchinario, in modo tale da ottenere un risultato prossimo alla perfezione. Per questo motivo, negli ambiti produttivi più disparati, sono ormai ampiamente diffuse le macchine a CNC, indispensabili per implementare, con un margine di errore ridotto al minimo, lavorazioni industriali ad alta precisione. Vediamo di seguito di cosa si tratta e quali macchinari di questo tipo si possono trovare in commercio.

  • Cosa sono le macchine a CNC

Le macchine a CNC sono macchinari industriali, impiegati per effettuare lavorazioni in serie di alta precisione; quando vennero introdotte negli anni Ottanta erano impiegate solo in pochi ambiti mentre oggi sono presenti in quasi ogni tipo di catena produttiva del settore meccanico. Per questo esistono svariati tipi di macchina a CNC: quelle più diffuse sono le presse, le fresatrici, i torni, le saldatrici, le macchine per il taglio della lamiera; in generale, questi macchinari possono lavorare una vasta gamma di materiali: legno, ferro, plastica, leghe leggere, poliuterani e altro (molto dipende dalle caratteristiche tecniche e funzionali del macchinario).

  • Che vuol dire CNC

CNC” è un acronimo inglese che sta per “computer numerican control“, ossia “controllo numerico computerizzato”; viene talvolta sostituito da un altro acronimo, dal significato similare, ovvero MCN, che corrisponde alla traduzione italiana (“macchine a controllo numerico”). CNC indica quindi la modalità di funzionamento di questi macchinari e la tecnologia che essi utilizzano per implementare le fasi di produzione e lavorazione alle quali sono destinate.

  • Quali tipi di macchine CNC esistono

Data la grande diffusione della tecnologia CNC, i macchinari di questo tipo sono utilizzati in numerosi ambiti; per questo esistono svariati tipi di macchine a CNC:

  • Tornio;
  • Fresatrice;
  • Rettificatrice;
  • Pressa;
  • Piegatrice;
  • Punzonatrice;
  • Macchina filatrice;
  • Macchina tessitrice;
  • Saldatrice;
  • Macchine per il taglio della lamiera.

Quelli sono elencati sono solo alcuni degli esempi di macchinari a controllo numerico utilizzati nelle lavorazioni industriali; i principali campi di impiego sono: l’industria metalmeccanica e quella automobilistica e navale. Un parametro di classificazione delle macchine a controllo numerico è quello del numero di assi (detti anche “gradi di libertà”); si tratta di un parametro dal quale dipende direttamente la capacità funzionale del macchinario.

I macchinari a due assi possono compiere operazioni solo lungo l’asse X e l’asse Y e sono in grado di realizzare solo lavorazioni in piano senza variazioni di profondità. Quelli a due assi e mezzo sono i modelli più comuni perché possono compiere operazioni lungo tre assi (X, Y e Z) ma sono capaci di implementare operazioni limitate su uno dei tre assi. I macchinari a CNC a 4 o 5 assi, infine, sono i più complicati: integrano l’operatività sui tre assi principali con la possibilità di inclinare o roteare il piano di lavoro. I modelli più complessi, come quelli adoperati nelle lavorazioni di grandi macchinari per l’industria navale, possono presentare un numero di assi compreso tra 8 e 10 mentre in alcuni casi, come quello rappresentato dalle pannellatrici, si può arrivare a contare 24 assi.

  • Come funzionano?

Come si può intuire già dal nome, le macchine a CNC sono controllate da un computer che gestisce il funzionamento della struttura meccanica. Esse però non sono completamente automatizzate, perché alcune fasi del ciclo di lavorazione dipendendo da un intervento esterno. Ad una macchina a CNC viene assegnato un tecnico specializzato, che viene chiamato addetto oppure operatore perché, pur essendo computerizzati, i macchinari a controllo numerico non possono lavorare in completa autonomia e necessitano di un intervento umano. L’operatore alla macchina ha diversi compiti: il primo è quello di predisporre i materiali destinati ad essere lavorati; poi, dopo aver inserito nell’unità di controllo la scheda tecnica con le istruzioni relative alla sequenza dei passaggi necessari alla lavorazione, si occupa della supervisione dell’intero ciclo produttivo: una volta completato, ritira il pezzo qualora sia pronto per una fase successiva, oppure effettua interventi di rifinitura, se necessari.

Il processo di lavorazione presuppone l’esistenza di un progetto, realizzato per lo più in CAD, che riporta il design del pezzo da realizzare: i processi necessari per raggiungere il risultato desiderato sono per lo più automatizzati e predisposti dalla scheda tecnica di programmazione, lasciando all’operatore solo le fasi di preparazione e supervisione (l’addetto può intervenire per risolvere un problema tecnico o rimuovere imperfezioni di varia natura).

Dal punto di vista tecnico, una macchina a controllo computerizzato è molto simile alla versione azionata manualmente o meccanicamente: la differenza principale consiste nella presenza delle componenti elettroniche ausiliari, ovvero il computer (l’unità di controllo di tutto il macchinario), l’encoder (che tiene traccia dei movimenti lungo gli assi), i motori elettrici e gli azionamenti che controllano questi ultimi.

  • Come acquistarle

Per acquistare una macchina a CNC si possono sfruttare diversi canali. Quello principale è rappresentato dai rivenditori specializzati che, come i punti vendita delle aziende produttrici, commercializzano articoli nuovi (nella maggior parte dei casi). In alternativa, a seconda delle proprie esigenze e della propria disponibilità di spesa, è possibile orientarsi verso un articolo di seconda mano; in tal caso, è possibile sfruttare anche le occasioni offerte dal web, optando per un acquisto tramite asta online. Questo genere di compravendite sono gestite da siti specializzati, come ad esempio Logic Bid, che svolgono una funzione di intermediario (in altre parole, non posseggono il bene all’asta ma gestiscono solo la procedura di messa in vendita e la ricezione delle offerte).

La procedura di partecipazione ad un’asta digitale è molto semplice: il primo passo consiste nel registrarsi al portale, creando un profilo personale all’interno del quale va riportato anche il nome di un’azienda di riferimento (il cui nome comparirà in fattura in caso di aggiudicazione dell’asta). Fatto ciò, l’utente può navigare le varie sezioni del sito, in particolare quella dedicata alle attrezzature ed ai macchinari industriali, per mettersi alla ricerca dell’articolo all’asta che meglio risponde alle proprie esigenze e possibilità. Una volta individuato il prodotto che soddisfa tutti i parametri di riferimento, è consigliabile leggere le condizioni di partecipazione alla gara d’asta: spesso, infatti, il regolamento prevede il pagamento di un deposito cauzionale: l’utente deve quindi prendere visione delle modalità di erogazione (e rimborso) del deposito prima di formulare un’offerta. Dopo aver preso visione di tutte le informazioni necessarie, l’utente – se realmente interessato – può formalizzare l’offerta che ritiene congrua per l’acquisto del macchinario. Nel caso in cui sia stata accettata, all’utente viene inviata una comunicazione di conferma via e-mail; qualora ciò non accada, è possibile che la cifra sia stata digitata in maniera errata oppure sia risultata inferiore al prezzo di riserva (che è superiore alla sola base d’asta).

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Smerigliatrice, come scegliere la migliore https://www.logicbid.com/blog/smerigliatrice-come-scegliere/ Fri, 27 Mar 2020 18:53:49 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=803 Come scegliere la smerigliatrice più adatta alla tua attività. Diverse attività produttive del settore metallurgico, che prevedono la produzione di componenti metalliche finite da destinare ad assemblaggi successivi, includono una o più fasi di rifinitura. I processi che trasformano un elemento grezzo (un semilavorato) in un prodotto finito vengono implementati per mezzo di appositi macchinari professionali, come ad esempio la smerigliatrice: vediamo di seguito di cosa si tratta. Cos’è una smerigliatrice Con il termine smerigliatrice ...

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Come scegliere la smerigliatrice più adatta alla tua attività.

Diverse attività produttive del settore metallurgico, che prevedono la produzione di componenti metalliche finite da destinare ad assemblaggi successivi, includono una o più fasi di rifinitura. I processi che trasformano un elemento grezzo (un semilavorato) in un prodotto finito vengono implementati per mezzo di appositi macchinari professionali, come ad esempio la smerigliatrice: vediamo di seguito di cosa si tratta.

  • Cos’è una smerigliatrice

Con il termine smerigliatrice si indica un macchinario utensile che, a seconda della configurazione, può svolgere diverse funzioni (non a caso, l’utensile viene indicato anche come mola o molatrice). In generale, una smerigliatrice è equipaggiata con un piccolo motore elettrico che mette in funzione (imprimendo un moto di rotazione ad alta velocità) uno o più dischi, calettati ad almeno una delle estremità dell’utensile. I dischi possono essere di vari tipi, a seconda dell’operazione che la smerigliatrice deve effettuare; a differenza di quanto suggerito dal nome, infatti, questo genere di utensile macchinario può essere adoperato non solo per smerigliare (ossia levigare o lucidare una superficie) ma anche per affilare, sbavare (ossia rimuovere i residui metallici lasciati dal processo di fusione) o tagliare oggetti in metallo o altri materiali quali ceramica o terracotta.

  • Tipi di smerigliatrice

In commercio è possibile reperire tre diversi tipi di smerigliatrice; ciascuno si differenzia dall’altro per dimensioni e modalità di utilizzo:

  • La smerigliatrice da banco è quella più grande e, come si intuisce dal nome stesso, viene allestita su un banco da lavoro; per questo, si presta molto meglio alle lavorazioni industriali e semi-industriali, dove è necessario smerigliare componenti di dimensioni maggiori e sottoporre il macchinario ad un stress ed un volume di lavoro maggiori;
  • La smerigliatrice angolare, invece, è di dimensioni molto inferiori a quella da banco e per questo si presta meglio a lavorazioni ‘in loco’, in quanto può essere utilizzata ovunque sia disponibile una fonte di alimentazione elettrica; si chiamano angolari perché lungo il corpo principale è montata un’impugnatura ergonomica in materiale plastico che consente all’operatore di maneggiare l’attrezzo in maniera precisa e sicura;
  • La smerigliatrice assiale, infine, è la versione più piccola di questo utensile: il nome deriva dal fatto che la parte terminale ruota lungo lo stesso asso del perno azionato dal motore. Date le dimensioni estremamente compatte, viene utilizzato per piccole lavorazioni di precisione, in maniera similare a quanto accade per la smerigliatrice angolare; la principale differenza è che operano a bassa tensione, utilizzano meno potenza e possono utilizzare un codolo di poco superiore a 3 millimetri.

Oltre alle specifiche tecniche, questa categoria di utensili si diversifica, come detto, anche in base alla lavorazione. Sia le smerigliatrici da banco che quelle angolari possono essere “modificate” intervenendo sui dischi. Per la semplice smerigliatura, i dischi sono ricoperti di uno specifico materiale abrasivo che, grazie al moto rotatorio, agisce sulle parti metalliche; per le operazioni di lucidatura, invece, al posto dei dischi metallici si possono utilizzare delle spazzole in fil di ferro. Alcune smerigliatrici da banco sono equipaggiate con dischi abrasivi per l’affilatura (in tal caso di può parlare di molatrice): sono questi macchinari ad essere utilizzati dagli arrotini per limare coltelli ed altri oggetti che necessitano di affilatura.

  • I migliori marchi

Per via delle vaste possibilità di utilizzo, sul mercato sono disponibili numerosi prodotti di altrettanti marchi diversi; i marchi più presenti, per quanto riguarda le smerigliatrici angolari e assiali, sono Bosch, Einhell, Tilswall, DeWalt, Makita, Black+Decker e Goxawee. Tutte queste aziende producono una gamma di articoli dalle caratteristiche tecniche e funzionali molto simili che si collocano più o meno nella medesima fascia di prezzo. Einhell, Vonroc, Valex, Wilesco e MD sono invece i marchi di riferimento per quanto concerne le smerigliatrici da banco.

  • Come scegliere una smerigliatrice

In base al tipo di attività o di lavorazione, la smerigliatrice può essere uno strumento molto importante. Per questo, è necessario selezionare il tipo e il modello più adatto allo scopo, scegliendo tra le tante opzioni presenti sul mercato. Al fine di scegliere la smerigliatrice migliore, è necessario tenere in conto anzitutto la destinazione d’uso: per lavorazioni di lucidatura, smerigliatura o sbavatura di grossa portata, è bene optare per quelle da banco; per interventi di minore portata, come ad esempio quelli che si possono rendere necessari in un cantiere edile, la soluzione più adatta è quella delle smerigliatrici angolari. Per quanto riguarda ritocchi e piccoli lavori di precisione è necessario optare per quelle assiali, cambiando la testina a seconda della destinazione d’uso.

Solo per le smerigliatrici da banco è opportuna fare delle valutazioni anche di natura logistica; poiché si tratta di un macchinario fisso, è necessario considerare lo spazio che verrà destinato al banco di lavoro, oltre a quello che consentirà agli operatori di utilizzarlo in piena sicurezza: ciò vuol dire che, al momento dell’acquisto, è consigliabile verificare la compatibilità con gli impianti elettrici delle strutture di destinazione. Naturalmente, non va sottovalutato il fattore economico: non è il caso di lesinare sui costi – generalmente modesti – soprattutto se si prevede di utilizzare la smerigliatrice in maniera intensiva.

  • Acquisto all’asta

Le smerigliatrici possono essere acquistate presso i negozi fisici specializzati in utensili e macchinari industriali, così come nei negozi di ferramenta. Come altri tipi di apparecchi dello stesso genere, anche le molatrici possono essere reperite online, sia tramite gli store online dei rivenditori di settore sia acquistando all’asta. Portali specializzati come Logic Bid offrono un servizio di intermediazione. La procedura per prendere parte alle gare d’asta è molto semplice: il primo passo consiste nel registrare un profilo utente personale, inserendo anche il nome di un’azienda che, in caso di aggiudicazione della gara d’asta, verrà riportata in fattura. Una volta registrato, l’utente può cercare il prodotto o l’articolo che può soddisfare le proprie esigenze, consultando le aste attive pubblicate nell’apposita sezione. Fatte le dovute valutazioni, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra qualità e prezzo, l’utente individua l’articolo che gli interessa; prima di procedere, è bene che prenda visione delle condizioni di partecipazione all’asta perché in alcuni casi è richiesto il versamento di un deposito cauzionale (è bene leggere con attenzione le modalità di rimborso dello stesso in caso di mancata vincita dell’asta).

Se l’utente accetta tutte le condizioni imposte, può formalizzare l’offerta per l’articolo all’asta che vorrebbe acquistare. Dopo l’inserimento dell’offerta, l’utente riceve una comunicazione di conferma all’indirizzo di posta elettronica inserito in fase di registrazione. Nel caso in cui l’e-mail non dovesse arrivare, è possibile che l’importo dell’offerta non sia stato inserito in maniera corretta oppure sia risultato inferiore al prezzo di riserva fissato dal venditore. Se nessuna delle due eventualità spiega la mancata conferma dell’offerta via posta elettronica, bisogna contattare l’assistenza clienti del portale.

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Muletti usati, come sceglierli ed acquistarli https://www.logicbid.com/blog/muletti-usati-come-acquistarli/ Fri, 28 Feb 2020 16:17:20 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=761 Muletti usati, come acquistarli all’asta In molte aziende, appartenenti a settori diversi, una o più fasi di lavorazione prevedono lo spostamento di prodotti lavorati ed imballati (in genere dal punto di confezionamento a quello di carico per il trasporto all’esterno). Per operazioni logistiche di questo tipo, soprattutto se si tratta di quantità non particolarmente ingenti, vengono usati i carrelli elevatori, noti anche come muletti. Questi vengono manovrati da personale debitamente qualificato, abilitato alla guida di ...

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Muletti usati, come acquistarli all’asta

In molte aziende, appartenenti a settori diversi, una o più fasi di lavorazione prevedono lo spostamento di prodotti lavorati ed imballati (in genere dal punto di confezionamento a quello di carico per il trasporto all’esterno). Per operazioni logistiche di questo tipo, soprattutto se si tratta di quantità non particolarmente ingenti, vengono usati i carrelli elevatori, noti anche come muletti. Questi vengono manovrati da personale debitamente qualificato, abilitato alla guida di questi macchinari mobili attraverso percorsi di formazione che, nella maggior parte dei casi, hanno luogo all’interno dell’azienda stessa. I carrelli elevatori sono molto importanti per le attività di stoccaggio e l’organizzazione degli spazi di magazzino; per questo rappresentano una risorsa per le aziende che hanno a che trattano grandi quantitativi di prodotti inscatolati ed imballati.

  • Cosa sono i muletti usati

In generale, un carrello elevatore è un mezzo operativo a tre o quattro ruote. La parte frontale è equipaggiata con due pale metalliche orizzontali (dette comunemente “forche“) poste a distanza ravvicinata le une dalle altre. Gli assi di carico orizzontali scorrono in verticale lungo i binari che si trovano all’interno di una struttura che si estende di fronte all’abitacolo e rappresenta l’altezza massima alla quale può essere portato il carico (fanno eccezione i muletti con braccio telescopico). Il piano di carico delle forche è chiuso, dal lato dell’abitacolo, da un piano in metallo che serve a contenere il carico da sollevare e spostare. Le principali caratteristiche distintive di un carrello elevatore sono:

  • la motorizzazione;
  • l’assetto, dato dal numero di ruote;
  • la capacità di sollevamento e carico (in termini di peso e altezza massimi).

 

  • Tipi di muletti usati

Come già accennato, in commercio è possibile trovare numerosi tipi di muletti. A determinare la differenziazione di ciascun esemplare contribuiscono una serie di fattori. Il primo è il sistema di propulsione: i carrelli elevatori possono essere alimentati a benzina, diesel o GPL (con differenze in termini di prestazioni e consumi); in alternativa esistono anche quelli spinti da un sistema a batteria. Un altro elemento funzionale di rilievo è il numero di ruote: i muletti che ne hanno soltanto tre, sono più adatti ad essere manovrati in spazi limitati mentre quelli equipaggiati con quattro ruote simmetriche sono in grado di sostenere e sollevare carichi più pesanti. Al netto del sistema di trazione e del numero di ruote, i carrelli elevatori possono essere distinti in base alle caratteristiche funzionali e strutturali:

  • carrello frontale: come suggerisce il nome stesso, questo tipo di muletto è equipaggiato con forche frontali, ossia presenta la superficie di sollevamento e carico davanti;
  • carrello laterale: questo modello di muletto è allestito in modo tale che il piano di carico si trovi su un lato del mezzo; è sempre dotato di quattro ruote, disposte in maniera simmetrica tra l’abitacolo e la superficie di sollevamento delle forche;
  • carrello retrattile: la caratteristica peculiare dei muletti di questo tipo è la capacità del braccio sul quale sono montate le forche di spostarsi in orizzontale, allontanandosi dall’abitacolo; per tanto, il carico può essere sollevato in verticale e mosso anche in orizzontale, per la lunghezza dell’escursione della parte “retrattile”;
  • carrello trilaterale: si tratta di un mezzo particolarmente complesso. Il nome deriva dal fatto che si tratta di un muletto “combinato”: il modulo con le forche può muoversi lungo la colonna verticale ma, al contempo, ruotare di 90° in modo da porsi in posizione ortogonale rispetto a quest’ultima;
  • carrello commissionatore: versione “light” del muletto standard, è privo di abitacolo chiuso. Il manovratore sta in piedi sulla pedana centrale mentre le forche si trovano sul retro;
  • carrello quadridirezionale: molto simile, per struttura e modalità di utilizzo, al carrello trilaterale;
  • carrello fuoristrada: questa particolare categoria di muletto viene impiegata in contesti che prevedono manovre da effettuare su fondo sterrato; per questo, sono equipaggiati con pneumatici più grandi del normale, caratterizzati da scanalature particolarmente scolpite; quelle anteriori hanno un diametro di molto superiore a quello delle ruote posteriori;
  • carrello sollevatore telescopico: questo mezzo presenta un modulo di carico (che in genere prevede le tipiche forche”) allestito su di un braccio telescopico che sostituisce la colonna di sollevamento;
  • carrello cingolato: adatti anche (ma non solo) a contesti fuoristrada, dove mancano superfici asfaltate, muletti di questo tipo si differenziano dagli altri per la presenza di cingoli al posto delle ruote;
  • carrello manuale: si tratta della versione non motorizzata del carrello commissionatore; si presta in particolar modo allo spostamento di carichi di media portata, in quanto viene mosso dalla sola forza delle braccia del manovratore. Esiste anche in versione elettrica;
  • carrello stoccatore elettrico: variante più potente del muletto commissionatore, consente al manovratore di stare in piedi su una pedana e di azionare le forche che si trovano anteriormente.
  • Come acquistare i muletti all’asta

I muletti possono essere acquistati in diversi modi, sfruttando diversi canali. Per chi non vuole rivolgersi direttamente alle aziende produttrici od ai rivenditori autorizzati, decidendo di optare per un articolo di seconda mano, le aste giudiziarie sono un’ottima soluzione. Si tratta di procedure di vendita all’asta che hanno per oggetto prodotti provenienti da aziende in liquidazione o in ristrutturazione che devono cedere o rinnovare le proprie attrezzature. È possibile prendere parte a questo tipo di aste anche in versione online: molti siti specializzati, come ad esempio Logic Bid, gestiscono – nelle vesti di intermediario – le procedure di gara e la vendita degli articoli usati. L’acquisto online attraverso

Per poter acquistare all’asta attraverso questa modalità, è necessario anzitutto registrarsi al portale. La procedura di registrazione prevede l’inserimento dei dati personali e del nome di un’azienda di riferimento, il cui nome verrà riportato in fattura in caso di aggiudicazione dell’asta. Completata la registrazione, l’utente può mettersi alla ricerca delle aste di settore per individuare l’articolo di suo interesse. Fatte le dovute valutazioni di carattere tecnico ed economico (rapporto tra qualità e prezzo, effettiva utilità dell’acquisto e così via), l’utente può procedere alla partecipazione all’asta. Prima, però, è consigliabile prendere visione e comprendere attentamente quali sono le condizioni di partecipazione alla gara di vendita, che in genere prevedono il pagamento di un deposito cauzionale; in tal caso, è bene informarsi sulle modalità di pagamento e di erogazione dell’eventuale rimborso. Dopo quest’ultima precauzione, l’utente può formalizzare la propria offerta, inserendo la cifra che ritiene più congrua per completare l’acquisto. Se l’offerta è andata a buon fine ed è stata accettata, l’utente riceve una comunicazione di conferma via e-mail. Qualora tale comunicazione non dovesse arrivare dopo un ragionevole lasso di tempo, è possibile che l’importo non sia stato digitato correttamente oppure la cifra inserita sia risultata inferiore al prezzo di riserva (maggiore della base d’asta) imposto dal venditore. Se nessuna di queste eventualità spiega il mancato ricevimento della e-mail di conferma, è necessario contattare l’assistenza del sito che gestisce l’asta.

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Macchinari alimentari usati all’asta, come acquistarli https://www.logicbid.com/blog/macchinari-alimentari-usati/ Fri, 07 Feb 2020 12:52:47 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=723 Come acquistare macchinari alimentari usati all’asta L’industria alimentare è un settore particolarmente sviluppato. La realizzazione di prodotti finiti, pronti per essere messi in commercio è resa possibile anche, se non soprattutto, da specifici macchinari, molto diversi per caratteristiche e funzionamento; questa grande varietà è dovuta al fatto che gli alimenti e i prodotti trattati a livello industriale sono molteplici, e spaziano dagli ingredienti di base ai cibi pronti da consumare, passando per i semilavorati ottenuti ...

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Come acquistare macchinari alimentari usati all’asta

L’industria alimentare è un settore particolarmente sviluppato. La realizzazione di prodotti finiti, pronti per essere messi in commercio è resa possibile anche, se non soprattutto, da specifici macchinari, molto diversi per caratteristiche e funzionamento; questa grande varietà è dovuta al fatto che gli alimenti e i prodotti trattati a livello industriale sono molteplici, e spaziano dagli ingredienti di base ai cibi pronti da consumare, passando per i semilavorati ottenuti da una prima trasformazione della materia prima.

Da ciò ne consegue che i macchinari alimentari rappresentano un elemento indispensabile per qualsiasi industria del settore, a prescindere dal tipo di lavorazione o dal prodotto trattato. Per “macchinario alimentare” si intende un qualsiasi oggetto meccanico o elettromeccanico che, per caratteristiche, è adatto al trattamento di prodotti di tipo alimentare (naturalmente, macchinari di questo tipo devono essere in regola con i parametri di omologazione imposti dalle normative nazionali e comunitarie).

Piccoli o grandi che siano, essi possono essere acquistati utilizzando diversi canali, scegliendo tra un prodotto nuovo e uno usato. Di seguito, vediamo tutto quanto c’è da sapere per l’acquisto di un buon macchinario alimentare di seconda mano.

  • Come acquistare i macchinari alimentari all’asta

Le aste giudiziarie rappresentano spesso un’ottima occasione per chi cerca prodotti usati ma di buona qualità. Nella maggior parte dei casi, i prodotti all’asta provengono da società o aziende in dismissione o in ristrutturazione; ciò non vuol dire che si tratti di macchinari di scarsa qualità o poco affidabili, anzi. Spesso è possibile trovare all’asta prodotti che presentano un ottimo rapporto tra qualità e prezzo.

Per effettuare acquisti di macchinari alimentari all’asta ci si può rivolgere a società specializzate in questo genere di servizi, oppure optare per le aste online. In questo caso è necessario passare attraverso portali specializzati, come ad esempio LogicBid, che forniscono un servizio di intermediazione tra il potenziale acquirente e il venditore. La prima cosa da fare è quella di registrarsi al portale, inserendo gli estremi di identificazione dell’utente e il nome di un’azienda di riferimento che verrà riportata sulla fattura in caso di aggiudicazione del prodotto all’asta. Fatto ciò, l’utente può dedicarsi alla ricerca del macchinario che meglio risponde alle proprie esigenze, per caratteristiche e funzionamento. Quando l’oggetto di interesse viene individuato, è bene procedere con cautela prima di formalizzare l’offerta; la partecipazione alla gara d’asta spesso può essere subordinata all’accettazione di determinate condizioni (come ad esempio il pagamento anticipato di una cauzione) che l’utente deve comprendere a pieno prima di procedere. Quando anche questo passaggio può dirsi completato, il potenziale acquirente può procedere alla formalizzazione dell’offerta, inserendo la cifra che ritiene adeguata per l’acquisto del macchinario. Se l’offerta è andata a buon fine, l’utente dovrebbe ricevere una comunicazione di conferma via e-mail, allo stesso indirizzo di posta elettronica indicato in fase di registrazione. Se tale comunicazione non dovesse arrivare, è possibile che l’offerta non sia stata accettata perché l’importo non è stato digitato correttamente oppure è risultato inferiore al prezzo di riserva indicato dal venditore.

  • Come cercare i macchinari giusti

Acquistare un buon macchinario per la lavorazione industriale di prodotti alimentari è un’operazione che richiede attente valutazioni. Ciò è vero soprattutto se si acquista un oggetto di seconda mano. Non esiste un metodo scientifico ma solo una serie di accorgimenti che possono essere utili a chi ha intenzione di effettuare un acquisto di questo genere e con le modalità descritte in precedenza.

La prima cosa da fare è individuare il tipo di macchinario che si vuole comprare, poiché ne esistono di vari tipi. Fatto ciò, è bene orientare la propria ricerca verso prodotti di marca che, anche se usati, possono assicurare un buon rendimento e sono generalmente macchinari affidabili. Non meno importante è l’analisi complessiva del mercato; in altre parole, è bene farsi un’idea di quale sia il costo medio del prodotto da voler acquistare, in modo tale da poter valutare correttamente la potenziale “occasione” da cogliere all’asta (oltre ad approntare un budget di spesa proporzionato). Infine non va sottovalutato l’aiuto che può arrivare da siti specializzati in aste online di macchinari industriali che permetto agli utenti di orientarsi all’interno del mercato grazie ad apposite sezioni dedicate alle aste per le attrezzature alimentari industriali.

  • Quali macchinari si possono trovare

Quando si parla di “macchinari alimentari” ci si riferisce ad una vasta gamma di macchinari utensili, la maggior parte dei quali viene impiegato in ambito industriale. È possibile dividerli in base alla destinazione d’uso: ci sono macchinari deputati alla trasformazione della materia prima (come ad esempio macine e frantoi), altri al trattamento dei semilavorati (quali possono essere le macchine impastatrici) oppure quelle che permettono di implementare l’ultimo passaggio produttori (forni elettrici, macchine per la tostatura e simili). Rientrano nel novero delle macchine alimentari anche quelle che consentono di portare a termine il ciclo di produzione; tra queste rientrano i nastri trasportatori, le imbottigliatrici e le imballatrici (non le fardellatrici, che in genere imballano un prodotto già confezionato singolarmente).

Una ulteriore distinzione che si può fare è quella tra macchinari industriali e utensili “portatili”; nel primo gruppo rientrano gli apparati di grandi dimensioni, concepiti per lavorare grandi quantità di prodotto a ritmi sostenuti per il confezionamento di grandi quantitativi di alimenti o cibi pronti per il consumo. Nel secondo gruppo, invece, possono essere inclusi quei macchinari, di dimensioni compatte, che vengono generalmente adoperati  in contesti minori, dove le quantità di prodotto trattato sono generalmente limitate (basti pensare alle affettatrici o ai banconi frigorifero delle gelaterie).

È anche possibile operare una distinzione settoriale, ossia basata sul settore d’impiego. Alcuni macchinari alimentari, infatti, sono in dotazione ad esercizi di ristorazione e pasticceria (forni elettrici, friggitrici, impastatrici, abbattitori e altri) mentre altri sono destinati ad un impiego esclusivamente industriale, come ad esempio i macchinari per la produzione di conserve. Per avere un’idea di quanto vasto sia il mercato delle macchine alimentari, ecco di seguito un elenco – non esaustivo – delle principali tipologie di macchinari:

  • Centrifuga;
  • Erogatori e dosatori;
  • Espositori;
  • Estrattori di succo e frullatori;
  • Granitori;
  • Piani caldi, piastre e lampade;
  • Armadi frigorifero;
  • Abbattitori;
  • Banconi da gelato;
  • Banchi da spatolato;
  • Bollitori;
  • Canditori;
  • Macchine combinate (per il gelato);
  • Mantecatori e montapanna;
  • Pastorizzatori;
  • Pressagelato;
  • Tritacarne;
  • Affettatrici;
  • Armadi di frollatura;
  • Armadi per la stagionatura;
  • Affumicatoi;
  • Inteneritrici;
  • Mescolatori per carni o impastatrici;
  • Celle di lievitazione (per panificati di vario genere);
  • Formatrici per lievito madre;
  • Lievitatori;
  • Impastatrici;
  • Macine e frantoi;
  • Forni elettrici (per panificati o prodotti dolciari);
  • Friggitrici;
  • Impastatrici planetarie;
  • Macchine per biscotti, coni o cialde;
  • Pralinatrici;
  • Raffinatrici;
  • Sfogliatrici;
  • Tavoli refrigerati;
  • Macchine per stendere la pasta o porzionare l’impasto della pizza;
  • Vetrine refrigerate porta ingredienti;
  • Macchine per il sottovuoto;
  • Termosigillatrici;
  • Macchine per la cottura a bassa pressione;
  • Cutter;
  • Essiccatori;
  • Macchine per il lavaggio di frutta, verdura, ortaggi o crostacei.

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Cos’è un carroponte e come si usa https://www.logicbid.com/blog/carroponte-come-si-usa/ Fri, 31 Jan 2020 16:00:38 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=711 Carroponte, cos’è, a cosa serve e come si usa Le aziende e le attività che implementano cicli produttivi in cui è necessario spostare elementi – lavorati e non – particolarmente pesanti e di grosse dimensioni necessitano di attrezzature adeguate allo scopo. Se gli spostamenti sono ristretti in un determinato spazio e limitati (per estensione e durata), la soluzione più diffusa è l’utilizzo del carroponte: vediamo di seguito tutto quanto c’è da sapere in merito. Quali ...

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Carroponte, cos’è, a cosa serve e come si usa

Le aziende e le attività che implementano cicli produttivi in cui è necessario spostare elementi – lavorati e non – particolarmente pesanti e di grosse dimensioni necessitano di attrezzature adeguate allo scopo. Se gli spostamenti sono ristretti in un determinato spazio e limitati (per estensione e durata), la soluzione più diffusa è l’utilizzo del carroponte: vediamo di seguito tutto quanto c’è da sapere in merito.

  • Quali sono i tipi di carroponte

A seconda del contesto di utilizzo, esistono diversi tipi di carroponte. La struttura generale e il principio di funzionamento restano immutati ma possono variare le dimensioni e le modalità di installazione. Un prima distinzione da fare è quella tra carroponte da interno e da esterno. Nel primo caso, il montaggio e l’utilizzo del carroponte sfruttano strutture già esistenti o costruite ad hoc per consentire la collocazione e l’utilizzo del macchinario. Se destinato ad essere impiegato in lavorazioni da effettuare all’aperto, il carroponte da esterni è dotato anche di un sistema che ne consente lo spostamento e la ricollocazione a seconda delle necessità. In generale, è possibile individuare i seguenti tipi di carroponte:

  • fisso: è generalmente allestito all’interno di capannoni e strutture simili e viene utilizzato per spostamenti limitati e ciclici all’interno di una determinata fase di produzione o di stoccaggio;
  • mobile: è dotato di un meccanismo che ne consente lo spostamento; se di piccole dimensioni, il carroponte mobile può essere impiegato sia per sollevamenti e spostamenti in ambiente chiuso mentre quelli di dimensioni maggiori si prestano maggiormente ad essere utilizzati all’aperto;
  • monotrave o bitrave: il numero di travi è l’altro parametro discriminante nella classificazione dei carriponte. Come si può facilmente intuire, i carriponte monotrave presentano un solo elemento di sostegno all’argano mentre quelli bitrave utilizzano un sistema formato da due travi per lo scorrimento del paranco (o degli altri organi deputati al sollevamento); in tal modo offrono una capacità massima di carico fino a sei volte superiore rispetto ai carriponte monotrave;
  • gru carroponte. Questo particolare tipo di macchinario è una combinazione tra un braccio manovrabile (gru) e gli elementi di un carroponte; in tal modo, la parte deputata al sollevamento ed allo spostamento può essere a sua volta spostata all’interno del sito di utilizzo del macchinario.
  • Come è fatto un carroponte

Il carroponte non va confuso con un altro macchinario deputato alla movimentazione di materiale e merci particolarmente pesanti o ingombranti qual è la gru a ponte. Il nome stesso, infatti, suggerisce quale sia la struttura di questa macchina e, di conseguenza, il suo funzionamento e quali siano le modalità di utilizzo.

In generale, la struttura di un carroponte prevede un dispositivo di sollevamento (un argano o un paranco), collegato ad una trave; quest’ultima è in grado di scorrere lungo una coppia di binari orizzontali, disposti in parallelo lungo le pareti dell’ambiente in cui è allestito il carroponte oppure all’interno di una struttura indipendente. Grazie a questa configurazione, il macchinario consente di spostare oggetti e materiali in orizzontale – lungo l’asse perpendicolare alla trave che regge l’argano – e in verticale, per mezzo del dispositivo di sollevamento.

  • A cosa serve il carroponte

A prescindere dall’ambito di utilizzo, il carroponte viene impiegato – nella maggior parte dei casi – per completare cicli di sollevamento di oggetti particolarmente pesanti o ingombranti. Grazie al carroponte, quest’azione può essere implementata sia in senso latitudinale (grazie alle carrucole dell’argano) sia in senso longitudinale, grazie allo scivolamento dell’apparato di sollevamento lungo la trave portante.

In concreto, trova impiego in diversi ambiti, dall’industria pesante alla cantieristica di vario genere, passando per le opere di manutenzione che richiedono lo spostamento o il sollevamento di oggetti pesanti, come ad esempio nei cantieri ferroviari, così come nei magazzini, nei cantieri portuali, nelle cartiere e negli impianti siderurgici. Questo macchinario utensile viene spesso adoperato per implementare i passaggi più onerosi di una catena di produzione che prevede lo smistamento di complessi e strutture di notevole peso e ingombro.

  • Come si utilizza un carroponte

Il carroponte è un macchinario automatizzato. I comandi si trovano in un’apposita cabina (se il modello la prevede) oppure in un quadro della strumentazione collocato a terra. Il dispositivo di sollevamento viene azionato da una leva che mette in funzione le funi, per farle prima scendere e agganciare il carico e poi tenderle per sollevarlo. Un’altra leva, invece, comanda gli spostamenti dell’argano lungo la trave; talvolta è presente un pulsante che consente l’arresto d’emergenza del macchinario. Il personale addetto all’azionamento del carroponte deve essere adeguatamente preparato e qualificato, affinché l’utilizzo del macchinario avvenga in completa sicurezza.

  • Norme per l’uso del carroponte

Data la natura peculiare, il carroponte può essere un macchinario potenzialmente molto pericoloso (visto il tipo di carichi sollevati). Per questo è necessario rispettare le norme relative al corretto utilizzo del macchinario, che riguardano sia il datore di lavoro che il dipendente. Il principale riferimento normativo, in tal senso, è il D.lgs. 9 aprile 2008, n. 81 (Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro); in particolare, l’articolo 36 prevede che il datore di lavoro è tenuto a dare adeguate informazioni circa:

  • i rischi per la salute e la sicurezza legati all’attività di impresa, alla singola mansione ed all’esposizione ad eventuali sostanze tossiche o velenose;
  • le procedure di primo soccorso, le azioni antincendio e l’evacuazione dei luoghi di lavoro;
  • gli incaricati alla prevenzione ed alla protezione della salute dei dipendenti.

Il datore di lavoro” – recita l’articolo 37 –  “assicura che ciascun lavoratore riceva una formazione sufficiente ed adeguata in materia di salute e sicurezza, anche rispetto alle conoscenze linguistiche, con particolare riferimento a concetti di rischio, danno, prevenzione, protezione, organizzazione della prevenzione aziendale, diritti e doveri dei vari soggetti aziendali, organi di vigilanza, controllo, assistenza; rischi riferiti alle mansioni e ai possibili danni e alle conseguenti misure e procedure di prevenzione e protezione caratteristici del settore o comparto di appartenenza dell’azienda“.

Il testo unico prevede, inoltre, che la formazione del dipendente avvenga al momento della stipula del contratto di lavoro o del trasferimento ad altre mansioni. Un altro obbligo del datore di lavoro è quello di mettere a disposizione del lavoratore attrezzature e macchinari conformi alle disposizioni legislative vigenti in materia di sicurezza e omologazione dei materiale. L’articolo 73, infine, impone al datore di lavoro di assicurare ai dipendenti “formazione, informazione ed addestramento adeguati e specifici, tali da consentire l’utilizzo delle attrezzature in modo idoneo e sicuro, anche in relazione ai rischi che possano essere causati ad altre persone“.

La formazione degli addetti all’azionamento dei carriponte passa attraverso la frequenza di un corso che integri una parte teorica ed una pratica; la prima riguarda il quadro normativo di riferimento, le norme di sicurezza e il funzionamento dei macchinari; la seconda mira a valutare il grado di acquisizione delle nozioni teoriche.

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Stampaggio materie plastiche, di cosa si tratta https://www.logicbid.com/blog/stampaggio-materie-plastiche/ Fri, 17 Jan 2020 10:00:46 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=689 Stampaggio plastica, cos’è e come funziona Le materie plastiche, assieme a quelle metalliche, sono le più usate nell’ambito di vari tipi di lavorazioni industriali. In entrambi i casi i processi di produzione vengono effettuati per mezzo di macchinari specifici, adatti per caratteristiche e funzionalità a lavorare un determinato tipo di materiale, in modo da ottenere un pezzo pronto per essere rifinito o destinato ad un successivo stadio di trasformazione. Per le materie plastiche, in particolare ...

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Stampaggio plastica, cos’è e come funziona

Le materie plastiche, assieme a quelle metalliche, sono le più usate nell’ambito di vari tipi di lavorazioni industriali. In entrambi i casi i processi di produzione vengono effettuati per mezzo di macchinari specifici, adatti per caratteristiche e funzionalità a lavorare un determinato tipo di materiale, in modo da ottenere un pezzo pronto per essere rifinito o destinato ad un successivo stadio di trasformazione. Per le materie plastiche, in particolare si parla spesso di stampaggio: vediamo di seguito di cosa si tratta.

  • Cosa si intende per stampaggio materie plastiche

Lo stampaggio è un processo di lavorazione industriale delle materie plastiche; il nome è dovuto al fatto che il procedimento prevede l’impiago di uno stampo. Esistono differenti modalità per realizzare il processo di stampa, a seconda di come viene lavorata la materia plastica e del tipo di oggetto che si intende ottenere; nello specifico, per un particolare tipo di polimero esistono specifiche condizioni di lavorazione, come ad esempio la temperatura di stampaggio (che oscilla tra i 165 e i 360 gradi), la temperatura dello stampo, che in genere è compresa tra i 20 e 140 gradi (fa eccezione il PTFE lavorato in stampi a temperatura tra i 200 e i 230 gradi).

Più in generale, per stampaggio delle materie plastiche si intende qualsiasi processo di lavorazione industriale che consente di modellare un oggetto di materiale plastico per mezzo di uno stampo. Questa tecnica trova applicazione in una vasta gamma di settori, basti pensare a quanti oggetti realizzati in materiale plastico (vinile, polimeri e altri) vengano realizzati da ogni tipo di azienda produttrice: elettrodomestici, prodotti di alta tecnologia, industrie automobilistiche e così via.

  • Quali sono le tecniche

In base a come viene lavorato il materiale plastico di partenza ed alla modalità con il quale viene trasferito negli stampi, il processo di stampaggio può essere implementato in diversi modi. In linea di principio, si tratta di una tecnica che è possibile adoperare solo tramite l’impiego di apparecchiature professionali deputate alle specifiche lavorazioni, per lo più presse o sistemi di stampaggio più articolati. Le principali tecniche industriali di stampaggio delle plastiche sono:

  • Stampaggio a iniezione. Come si può intuire dal nome stesso, in questo tipo di procedimento il materiale plastico viene iniettato nello stampo; ciò avviene per mezzo di un modulo di iniezione che ha il compito di riscaldare il materiale fino a portarlo allo stadio viscoso per poi spingerlo nello stampo, a sua volta tenuto chiuso da un sistema idraulico o meccanico. Nella variante RMI (Reaction Injection Moulding), ossia lo stampaggio a iniezione con reazione vengono utilizzate due frazioni di liquido plastico, destinate ad essere preliminarmente mescolati e poi indirizzati in uno stampo in alluminio. Qui avviene la polimerizzazione, ossia l’indurimento del composto plastico: questo procedimento richiede un accurato controllo della temperatura dello stampo, affinché il processo di solidificazione avvenga nella maniera corretta; è anche possibile, in determinate lavorazioni, aggiungere fibre di rinforzo al materiale plastico da stampare: in tal caso si parla di stampaggio rinforzato con reazione;
  • Stampaggio a compressione. Il procedimento sfrutta il principio della vulcanizzazione della gomma; il materiale plastico da lavorare viene prima preparato (dividendolo in parti del peso o della misura ideali al processo di lavorazione) e poi inserito nell’apposito macchinario. La “compressione” prevede che il materiale venga calato in uno stampo di alluminio riscaldato; poi, per mezzo dell’aggiunta di una componente a base di zolfo ed altri additivi, che rende la plastica più malleabile e facile da modellare nello stampo, viene impressa la forma dell’oggetto da realizzare;
  • Termoformatura. Si tratta di una tecnica di stampaggio in grado di modellare lastre o pellicole di materiale plastico: queste vengono adagiate su uno stampo per ricavare un oggetto di forma definita. La termoforatura può essere realizzata a partire da lastre preriscaldate oppure da pellicole compresse su uno stampo tramite un sistema ad aria che ne facilita anche il raffreddamento;
  • Stampaggio tramite soffiaggio. È una tecnica di lavorazione destinata principalmente alla realizzazione di oggetti cavi. Il materiale plastico fuso viene inserito all’interno di uno stampo; successivamente, viene insufflata dell’aria, in modo tale da spingere il polimero non ancora solidificato ad aderire perfettamente alle pareti dello stampo;
  • Stampaggio rotazionale. Detto anche “rotostampaggio”, questo processo è utilizzato principalmente per realizzare oggetti di grandi dimensioni: il materiale plastico viene inserito all’interno di un apposito stampo (di alluminio o materiale composito) che viene fatto roteare e, contemporaneamente, riscaldato: in tal modo il polimero diventa viscoso e si distribuisce lungo le pareti interne dello stampo, fino a prenderne la forma;
  • Stampaggio di espansi. Il procedimento utilizza materiali espansi (per lo più schiume) e consente di realizzare strutture di dimensioni molto ridotte; la tecnica di lavorazione è identica a quella dello stampaggio a iniezione.

Ciascuna delle tecniche sopra descritte può essere utilizzata solo se si ha a disposizione il macchinario adeguato, dal momento che si tratta di procedimenti industriali di carattere professionale. Le presse e le stampanti per materie plastiche possono essere acquistate non solo presso i venditori specializzati ma anche online, attraverso i siti che gestiscono le aste giudiziarie come Logic Bid. Dopo aver completato la procedura di registrazione al portale, inserendo il nome di un’azienda, è possibile navigare le sezioni dedicate alle attrezzature industriali per individuare l’articolo di proprio interesse; una volta trovata l’asta ‘giusta’ e lette le condizioni di partecipazione alla gara, l’utente può procedere alla formalizzazione della propria offerta: se questa è andata a buon fine riceverà una e-mail di conferma all’indirizzo indicato in fase di registrazione. In caso di mancato recapito della mail, è possibile che l’importo sia stato digitato in modo errato o sia inferiore al prezzo di riserva.

  • Difetti stampaggio plastica

Benché realizzato con macchinari appositi, lo stampaggio delle plastiche non è esente da inconvenienti; può capitare, infatti, che il processo di lavorazione non vada a buon fine e che il prodotto finale risulti compromesso da difetti o imperfezioni:

  • segni di colore marrone o nero possono essere sintomatici di danni procurati dalla fusione e sono spesso dovuti alla presenza di impurità nel prodotto di origine oppure ad una temperatura di fusione troppo elevata; altre cause possono essere la vite di iniezione sporca, un’eccessiva quantità di macinato plastico, materiale troppo secco o soggetto a degradazione termica;
  • vesciche e bolle d’aria sono piccole cavità sulla superficie dell’oggetto stampato che possono essere provocate da diversi fattori, dal macinato troppo grossolano allo stampo non caldo a sufficienza, passando per la colata troppo calda o un materiale non essiccato al punto giusto; quando la fusione non è di buona qualità, possono presentarsi anche bolle denominate ‘gel‘;
  • fragilità, fessurazioni e screpolature si presentano quando la temperatura dello stampo o del cilindro non è sufficiente; ciò si traduce in una minore capacità da parte dell’oggetto finito di resistere allo stress;
  • sbavature dell’ugello, dovute principalmente ad una temperatura eccessiva nell’area dell’ugello o ad un tempo insufficiente di raffreddamento.

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Lappatura metalli, cos’è e come si effettua https://www.logicbid.com/blog/lappatura-metalli/ Fri, 10 Jan 2020 21:07:33 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=679 Cos’è la lappatura dei metalli, a cosa serve e come si effettua In molte lavorazioni industriali è necessario, nelle fasi intermedie o finali di un processo di produzione, rifinire adeguatamente il pezzo, in modo tale che possa essere completato o destinato ad una fase successiva, che possa prevedere anche un’ulteriore lavorazione o il semplice assemblaggio all’interno di un apparato più complesso. Per diverse ragioni, non solo di natura estetica ma anche tecnica, molto spesso la ...

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Cos’è la lappatura dei metalli, a cosa serve e come si effettua

In molte lavorazioni industriali è necessario, nelle fasi intermedie o finali di un processo di produzione, rifinire adeguatamente il pezzo, in modo tale che possa essere completato o destinato ad una fase successiva, che possa prevedere anche un’ulteriore lavorazione o il semplice assemblaggio all’interno di un apparato più complesso. Per diverse ragioni, non solo di natura estetica ma anche tecnica, molto spesso la rifinitura consiste nella eliminazione delle irregolarità superficiali per mezzo di strumenti e procedimenti appositi; uno di questi è la cosiddetta “lappatura” (“lapping” in inglese).

  • Cos’è la lappatura

Secondo la versione online dell’enciclopedia Treccani, la lappatura è una “lavorazione di finitura di precisione della superficie di un pezzo, eseguita a mano o con lappatrice, dopo una rettifica effettuata con tolleranze molto ristrette“.

Da ciò è facile desumere che il processo di lappatura (noto anche come “lapidatura“) è un’operazione di rifinitura superficiale riservata agli oggetti metallici, in vetro, in plastica o in ceramica. In sintesi, si tratta di un tecnica di levigatura specifica, che trova applicazione in numerosi ambiti industriali, come ad esempio il settore automobilistico o la meccanica di precisione. Più in generale, questa lavorazione si rende necessaria in ogni contesto in cui una determinata componente deve possedere determinate caratteristiche di rifinitura, come ad esempio i cilindri e i pistoni del motore di un’auto, le cui superfici devono essere perfettamente levigate per assicurare la miglior funzionalità di esercizio possibile; in alcune lavorazioni meccaniche del metallo può servire ad eliminare le creste rimaste dopo la rettifica del pezzo lavorato anche con margini di tolleranza particolarmente esigui (nell’ordine del millimetro).

Altro esempio di lappatura è quello che si ha nel campo dell’elettronica, dove questa lavorazione viene effettuata sui dissipatori dei computer per rendere la loro superficie il più liscia possibile e migliorarne il rendimento. In alcuni casi, utilizzando materiali abrasivi specifici, è possibile ottenere tramite la lappatura, una superficie a specchio. Effettuata quasi sempre a mano, la lapidatura trova applicazione anche nella gioielleria.

  • Come si effettua

La lappatura può essere effettuata sia a mano sia per mezzo di un apposito macchinario utensile, ossia la lappatrice. Il procedimento è, di base, piuttosto semplice e consiste nel trattare la superficie da levigare con un composto (lapping compund) formato da una base, di consistenza acquosa oppure oleosa (che assolve anche una funzione refrigerante), e una componente abrasiva. Quest’ultima può essere costituita da materiali quali polvere di diamante, carburo di boro o di silicio, ossido di alluminio (tutti adoperati in ambito industriale); l’applicazione avviene manualmente o per mezzo di un macchinario che utilizza un supporto (il lapidello) che è di metallo tenero, come ad esempio il rame, la ghisa oppure l’ottone.

La lapidatura manuale richiede molto tempo ed è adatta solo a lavori di rifinitura da effettuare su superfici poco estese. Dopo il trattamento levigante, si procede alla lappatura, utilizzando una soluzione acquosa o oleosa con cui trattare tutta l’area da lavorare; questo passaggio può essere effettuato con un pezzo di tela o di panno pulito. Lo step successivo consiste nella lappatura vera e propria, ossia la rifinitura rispetto al trattamento precedente: aiutandosi con un piccolo utensile (una sorta di lucidatrice in miniatura), si procede a trattare tutta la superficie con il componente abrasivo, da scegliere in base all’effetto finale che si vuole ottenere.

Per quanto concerne la lappatura metalli di tipo industriale, il processo viene implementato per mezzo del macchinario utensile chiamato lappatrice, in grado di effettuare il procedimento descritto in precedenza su larga scala, trattando in tempi brevi superfici ampie nell’ambito di processi di lavorazione industriale.

  • Cos’è la lappatrice e come acquistarla

La lappatrice (o lapidatrice) è il macchinario industriale per effettuare la lappatura. In commercio ne esistono di vari tipi, che si distinguono per forma e dimensioni a seconda del tipo di lavorazione che devono effettuare. Quelle più compatte sono portatili, possono essere collocate su qualsiasi piano di lavoro e sono destinate al trattamento di pezzi e oggetti molto piccoli (gioielli e meccanismi di precisione). Le lappatrici di dimensioni maggiori, invece, sono macchinari fissi e sono dotate di un piano di lavoro più esteso perché progettate per lavorare pezzi più grandi o superfici più ampie.

Sia le lappatrici orizzontali sia quelle verticali sfruttano un modulo formato da un albero all’interno del quale sono alloggiate una serie di spazzole cosparse del materiale abrasivo da utilizzare per la lavorazione della superficie del pezzo da lappare. L’albero ruota (o meglio, ruota attorno al proprio asse e contemporaneamente effettua un movimento rettilineo) ad una determinata velocità, esercitando una pressione sufficiente sull’oggetto da lavorare, tale ad appianare le irregolarità ma non tanto da intaccarne l’integrità.

Come altri macchinari utensili, soprattutto se destinati a contesti professionali ed industriali, le lappatrici possono essere comprate attraverso diversi canali. Nel caso in cui si intenda acquistare un esemplare nuovo, è bene rivolgersi alle aziende produttrici od ai rivenditori specializzati. Naturalmente, è anche possibile acquistare un macchinario in buone condizioni di seconda mano, approfittando delle diverse occasioni offerte dal web per mezzo delle aste giudiziarie online. Questo particolare tipo di asta mette in vendita macchinari provenienti da aziende in dismissione o in ristrutturazione e viene gestito da portali specializzati come Logic Bid che hanno un’apposita sezione dedicata agli articoli del settore meccanico in vendita.

Acquistare all’asta online è piuttosto semplice. Il primo passo da compiere è quello di registrarsi sul portale che gestisce la gara, fornendo un servizio di intermediazione (il sito non possiede gli articoli all’asta). L’utente deve indicare anche il nome di un’azienda che verrà riportato nella fattura di pagamento dell’articolo in caso di aggiudicazione dello stesso. Esaurite le formalità di rito, il potenziale acquirente può dedicarsi alla ricerca del macchinario o dell’oggetto che più soddisfa le proprie esigenze, non solo dal punto di vista economico ma anche tecnico e qualitativo. Prima di formulare un’offerta, è bene prendere visione delle condizioni di partecipazione alla gara d’asta che possono includere il versamento di un deposito cauzionale (si consiglia di leggere accuratamente anche le eventuali modalità di restituzione in caso di mancata aggiudicazione dell’asta). Fatte tutte le valutazioni del caso, l’utente può procede alla formalizzazione della propria offerta, inserendo nell’apposito campo la cifra che ritiene congrua per l’acquisto dell’articolo. Se l’offerta è stata accettata, all’utente viene inviata una comunicazione di conferma via e-mail, allo stesso indirizzo indicato in fase di registrazione. In assenza di tale comunicazione, è possibile che l’importo non sia stato digitato correttamente oppure che sia risultato inferiore al prezzo di riserva imposto dal venditore. Qualora nessuna delle due ipotesi spieghi il mancato recapito della mail di conferma, è necessario contattare il servizio di assistenza del portale per risolvere il problema.

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Tornitura, cos’è e come si effettua https://www.logicbid.com/blog/tornitura-come-si-fa/ Fri, 20 Dec 2019 08:00:07 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=645 Cos’è la tornitura, a cosa serve e come farla Molti degli oggetti di uso quotidiano sono ricavati per mezzo di un processo di modellamento industriale che consente di realizzare determinati dettagli anche su vasta scala per oggetti di piccole e medie dimensioni. Un buon esempio, in tal senso, sono le viti: la filettatura del corpo è realizzata per mezzo di un particolare procedimento meccanizzato che prende il nome di tornitura. Vediamo di seguito di cosa ...

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Cos’è la tornitura, a cosa serve e come farla

Molti degli oggetti di uso quotidiano sono ricavati per mezzo di un processo di modellamento industriale che consente di realizzare determinati dettagli anche su vasta scala per oggetti di piccole e medie dimensioni. Un buon esempio, in tal senso, sono le viti: la filettatura del corpo è realizzata per mezzo di un particolare procedimento meccanizzato che prende il nome di tornitura. Vediamo di seguito di cosa si tratta.

  • Cos’è la tornitura

La tornitura è un processo di lavorazione industriale che prende il nome dal macchinario necessario alla sua realizzazione, ovvero il ‘tornio‘. Ne esistono di vari tipi ma ognuno condivide il medesimo principio operativo, ossia l’asportazione di una porzione di materiale (il residuo della tornitura prende il nome di truciolo) da un pezzo di dimensioni predefinite allo scopo di sagomare o profilare il pezzo stesso. L’asportazione avviene in genere per mezzo di un elemento fisso, controllato da un sistema elettronico mentre il materiale da lavorare (in genere legno o metallo) si muove in vario modo, a seconda della tecnica di lavorazione.

  • Quando si effettua la tornitura

La tornitura è un tipo di lavorazione alla quale si ricorre per modellare con precisione superfici e volumi al fine di realizzare oggetti o componenti in metallo, legno o pietra. Il processo di tornitura serve, in particolare, a realizzare parti di oggetti o installazioni più articolati come ad esempio i piedi di tavoli o sedie oppure le maniglie e i pomelli delle porte. I torni destinati alla lavorazione dei metalli sono in genere adoperati per la realizzazione di componenti quali viti, bulloni, anelli, boccole o dadi.

  • Tipi di torniture

La tornitura è un processo altamente differenziato, ovvero può essere realizzato in tanti modi diversi a seconda del materiale da lavorare e dal risultato da ottenere. È possibile distinguere i vari tipi di tornitura in base a diversi parametri:

  • la tornitura piana è quella deputata alla lavorazione di superfici piane;
  • la tornitura conica è la lavorazione per mezzo della quale si ottiene una superficie conica;
  • la tornitura cilindrica è il processo per mezzo del quale dal tornio si ottiene un cilindro;
  • la tornitura elicoidale consente di ottenere superfici elicoidali;
  • la profilatura è un particolare tipo di tornitura che permette di lavorare superfici complesse.

Un altro parametro per la catalogazione del processo di tornitura è la posizione dell’utensile deputato alla rimozione del truciolo rispetto al pezzo di materiale lavorato. In tal caso di può parlare di tornitura esterna o interna se l’utensile si posizione al di fuori o all’interno del pezzo. Infine, a seconda del grado di finitura della lavorazione è possibile distinguere tra sgrossatura e finitura; nel primo caso si tratta di una lavorazione più superficiale che viene effettuata per rimuovere grandi quantità di truciolo ed è una fase propedeutica a quella di rifinitura, dove il materiale rimosso è meno e l’utensile si presta meglio alla realizzazione di particolari più dettagliati.

  • Come funziona un tornio

Il funzionamento di un tornio dipende dalle caratteristiche strutturali, dal tipo di lavorazione e dal materiale lavorato.

La configurazione base dei macchinari per la tornitura dell’acciaio prevede un motore elettrico, per mezzo di una o più cinghie di trasmissione, fa ruotare una testa motrice sul quale è installato un mandrino, ossia l’utensile che fattivamente realizza la rimozione del truciolo. Dall’altra parte del bancale si trova l’elemento fisso che permette di ‘governare’ il pezzo di materiale da lavorare, in grado di muoversi lungo una sorta di binario.

Il tornio parallelo è il modello più diffuso nell’ambito dell’industria meccanica, in quanto ben si presta alla lavorazione dei metalli. Lo schema di funzionamento è piuttosto semplice: il blocco di metallo da lavorare è posto in rotazione da un motore elettrico mentre l’utensile di tornitura si muove lungo l’asse del pezzo lavorato, rimuovendo il truciolo in funzione della lavorazione della superficie.

Il tornio a torretta permette di realizzare diverse fasi di tornitura senza dover cambiare il mandrino, dal momento che ogni utensile necessario al completamento della tornitura è già allestito su una torretta. Nell’industria navale è particolarmente diffuso il tornio verticale, più adatto a lavorare pezzi di grandi dimensioni; il torno a copiare utilizza invece un modello per produrre più pezzi uguali in serie. Il tornio CNC (ovvero ‘a controllo numerico’) è la versione più moderna dei macchinari da tornitura, in quanto ogni passaggio di lavorazione è controllato da un computer, che riduce sensibilmente i margini di errore a pochi centesimi di millimetro; per questo tipo di tornio basta un solo operatore che controlli i dati gestiti dal sistema elettronico.

Infine, vi sono alcuni particolari tipo di tornio, come ad esempio ‘la ruota del vasaio’ o il tornio manuale da legno, che non trovano applicazione in ambito industriale.

  • Come acquistare l’attrezzatura adatta

Esistono diverse soluzioni per acquistare l’attrezzatura adatta ad effettuare le lavorazioni di tornitura. Una di queste è quella di rivolgersi alle aziende specializzate che producono e commercializzano questo tipo di macchinari; i costi di acquisto elevati in questo caso vengono compensati dalle garanzie offerte da un prodotto nuovo. L’alternativa è quella di comprare un tornio di seconda mano.

Un macchinario usato consente di realizzare un buon margine di risparmio sul prezzo complessivo d’acquisto senza rinunciare ad un buon livello di qualità; inoltre, bisogna considerare come in tal modo sia possibile ottimizzare la gestione delle risorse, destinando quelle risparmiate all’acquisto di altri beni strumentali per un ulteriore incremento della produttività.

Per l’acquisto di tornii e macchinari industriali in genere le aste giudiziarie rappresentano un’ottima occasione. Con lo sviluppo del web si è diffusa sempre più una versione digitale della classica gara d’asta, grazie a portali come Logic Bid, specializzati nei servizi di intermediazione per aste online. La procedura per parteciparvi è molto semplice: anzitutto è necessario registrarsi al sito, inserendo sia i dati personali del profilo utente sia il nome di un’azienda (quest’ultimo verrà riportato sulla fattura di pagamento in caso di aggiudicazione del lotto all’asta). Completato questo passaggio, si possono navigare le sezioni del sito, in particolare quelle dedicate alle aste per le attrezzature industriali. Individuato il prodotto di proprio interesse e fatte le valutazioni del caso – in particolare in relazione al rapporto tra qualità e prezzo – si può procedere alla formulazione di un’offerta, dopo aver preso visione delle condizioni di partecipazione all’asta (sopratutto se è previsto il versamento di un deposito cauzionale). La procedura di gestione delle offerte prevede l’invio di una e-mail di conferma all’indirizzo di posta elettronica inserito in fase di registrazione. Qualora l’utente non riceva tale comunicazione è possibile che la sua offerta sia stata rifiutata perché l’importo non era digitato correttamente oppure perché è risultata inferiore al prezzo di riserva imposto dal venditore.

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Pressa, tipologie e come funzionano https://www.logicbid.com/blog/presse-industriali/ Fri, 29 Nov 2019 19:24:16 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=605 Quali sono le presse, come funzionano a cosa servono Le presse sono macchinari industriali utilizzati in svariati contesti e necessari a diversi tipi di lavorazioni. A seconda della destinazione d’uso ve ne sono di varie tipologie ma esse possono essere distinte anche in base al meccanismo di funzionamento. Vediamo di seguito tutto quello che c’è da sapere in merito, dalle specifiche tecniche alle modalità di acquisto. Cos’è una pressa In linea generale, una pressa è ...

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Quali sono le presse, come funzionano a cosa servono

Le presse sono macchinari industriali utilizzati in svariati contesti e necessari a diversi tipi di lavorazioni. A seconda della destinazione d’uso ve ne sono di varie tipologie ma esse possono essere distinte anche in base al meccanismo di funzionamento. Vediamo di seguito tutto quello che c’è da sapere in merito, dalle specifiche tecniche alle modalità di acquisto.

  • Cos’è una pressa

In linea generale, una pressa è un utensile oppure un macchinario deputato alla compressione di oggetti e materiali di vario tipo. Le presse possono essere impiegate in una vasta gamma di lavorazioni, sia preparatorie che di rifinitura. A differenza di quanto si possa pensare, i vari procedimenti di pressatura non sono finalizzati soltanto a deformare plasticamente un certo oggetto o una data quantità di materiale lavorabile; molto spesso le presse industriali vengono utilizzate per produrre componenti da utilizzare in cicli di lavorazione ed assemblaggio.

Dal punto di vista tecnico, ogni pressa si caratterizza per degli elementi peculiari. La struttura meccanica è legata al meccanismo di funzionamento (non tutti i macchinari hanno la pompa dell’olio perché non tutte sfruttano il medesimo principio) ed al tipo di materiale da lavorare: alcuni richiedono potenze maggiori di altri e, di conseguenza, il motore che aziona la pressa deve essere in grado di sviluppare la potenza necessaria. Non va sottovalutato l’oggetto da inserire nella pressa: i piani di lavoro devono essere adeguati alle dimensioni della lastra o del pezzo da lavorare.

  • Quali sono le presse

Sono diversi i fattori in base ai quali le presse possono essere identificate e catalogate: il meccanismo di funzionamento, la tecnica di compressione, le specifiche di costruzione e il tipo di materiale che sono in grado di lavorare. I principali tipi di presse sono:

  • Presse meccaniche: fanno parte di questo tipo di macchinario le presse a piani, quelle a rulli, le presse rotative e quelle a moto alternato. Si definiscono meccaniche perché la parte deputata alla fase di pressione o compressione è azionata meccanicamente per mezzo di un motore elettrico.
  • Presse idrauliche o oleodinamiche. Questo genere di pressa viene così chiamato perché sviluppa la forza necessaria ad implementare la pressione grazie allo scorrimento di un fluido, costituito nella maggior parte dei casi da olio idrodinamico. Il principio alla base del funzionamento delle presse idrauliche è molto semplice, ed obbedisce alla Legge di Pascal: un motore elettrico aziona una pompa che invia l’olio al pistone; questi spinge la superficie (una piastra) contro l’oggetto o il materiale da pressare; la pressione di esercizio viene regolata, per motivi di sicurezza, per mezzo di una valvola.
  • Presse idroformatrici utilizzano l’acqua come mezzo per esercitare la pressione. Un pistone spinge il liquido all’interno di un sistema chiuso (una camera di pressatura) dove il materiale da pressare viene spinto contro uno stampo e deformato dalla pressione dell’acqua in entrata.
  • Dove si usa una pressa

Gli ambiti di utilizzo delle presse sono, come già accennato, molteplici. Questo perché ciascuno dei tipi di pressa appena descritto può essere impiegato in svariati tipi di lavorazioni. Uno di questi è, ad esempio, lo stampaggio delle lamiere. Si tratta di una lavorazione particolarmente diffusa nel settore automobilistico, dove viene utilizzata per la produzione dei telai e delle carrozzerie delle autovetture. Naturalmente, a seconda del tipo di stampaggio, varia anche il tipo di pressa: se la lastra deve essere lavorata una sola volta, verrà impiegato il macchinario adatto ad effettuare quel tipo di lavorazione (in relazione alla complessità della stessa ed al materiale della piastra da pressare).

Qualora invece il procedimento di lavorazione sia più complesso, perché prevede che lo stesso pezzo venga modificato più volte, è possibile utilizzare più presse in linea o in successione, ciascuna deputata alla realizzazione di una specifica fase di lavorazione. I macchinari possono essere coadiuvati da componenti robotizzati che spostano la lamiera e la posizionano nella maniera corretta per il successivo stadio di pressatura.

Le presse possono essere impiegate anche per l’incollaggio di due superfici tra loro. Le due parti da fissare sono spinte l’una contro l’altra da due piastre: una è fissa, l’altra è mobile ed azionata da un sistema meccanico oppure oleodinamico. Altro settore dove è possibile l’impiego di una pressa industriale è la fucinatura dell’ottone; si tratta di un tipo particolare di pressa, che lavora materiale fuso ad alte temperature e risulta particolarmente diffuso nella produzione di rubinetti e raccordi per tubazioni.

Ricapitolando, le presse industriali meccanizzate vengono utilizzate in tutti i settori in cui il processo di lavorazione preveda almeno una fase di pressatura, compressione o stampaggio di materiali (quasi sempre metallici) propedeutici alla realizzazione di un pezzo finito o destinato ad essere ulteriormente lavorato.

  • Acquistare una pressa usata

Le imprese che hanno bisogno di acquistare una pressa industriale possono rivolgersi ai produttori specializzati ed acquistare un macchinario nuovo. In alternativa possono rivolgersi al mercato dell’usato, alla ricerca dell’occasione giusta per coniugare qualità e costi ragionevoli. La discriminante fondamentale in questo genere di valutazione è rappresentato dal budget a disposizione: un prodotto di seconda mano consente di ottimizzare le risorse, risparmiando sulla spesa di acquisto, e dirigerne una parte verso altri settori dell’azienda.

In tal senso, non bisogna sottovalutare le possibilità offerte dal web e dalle aste online dove vengono messi in vendita macchinari e attrezzature provenienti da attività in dismissione o in ristrutturazione.

Per acquistare una pressa usata all’asta online è necessario utilizzare siti web specializzati come Logic Bid. Portali di questo tipo mettono in vendita, tramite asta, macchinari, attrezzature ed altri prodotti offrendo un servizio di intermediazione a tutela del potenziale acquirente. Il primo passo per acquistare tramite un’asta digitale è quello di registrarsi al sito, creando un profilo che riporti i dati di identificazione dell’utente e il nome dell’azienda (che verrà riportato in fattura in caso di aggiudicazione della gara d’asta). Completata la fase di registrazione, l’utente si mette alla ricerca dell’oggetto che meglio risponde alle proprie esigenze, sia dal punto di vista tecnico che economico e, qualora lo ritiene opportuno, decide di formalizzare un’offerta. È importante che il potenziale acquirente prenda visione delle eventuali condizioni di partecipazione all’asta: talvolta, infatti, è necessario il pagamento di una caparra che poi verrà restituita all’offerente qualora questi non riesca ad aggiudicarsi l’articolo per il quale ha offerto.

Il sistema di gestione dell’asta online invia un messaggio di conferma all’indirizzo di posta elettronica indicato durante la registrazione; se tale messaggio non dovesse arrivare, è possibile che la cifra non sia stata digitata correttamente oppure è risultata inferiore al prezzo di riserva (sempre maggiore rispetto alla base d’asta iniziale) imposto dal venditore. Qualora non si sia verificata nessuna delle ipotesi precedenti, è consigliabile contattare l’assistenza tecnica.

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