Francesco Di Maso – Logic Bid https://www.logicbid.com/blog Tutte le news sul mondo delle aste giudiziarie dedicate al settore industriale e non solo. Resta aggiornato su tutte le novità Thu, 30 Apr 2020 11:13:51 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.2.21 Confezionamento alimenti, cosa sapere https://www.logicbid.com/blog/confezionamento-alimenti/ Thu, 30 Apr 2020 11:13:51 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=843 Cosa sapere sul packaging degli alimenti. Il settore alimentare è uno dei comparti più importanti dell’economica nazionale; esso coinvolge numerose filiere produttive ed incide in maniera significativa sul volume complessivo di esportazioni (specie per quanto concerne alcuni prodotti di eccellenza del Made in Italy). Uno dei segmenti ‘conclusivi’ della filiera di produzione agroalimentare, ossia il confezionamento (o packaging) ha assunto, negli ultimi anni, un’importanza sempre maggiore, dal momento che le norme igienico-sanitarie relative al settore ...

Leggi tuttoConfezionamento alimenti, cosa sapere

L'articolo Confezionamento alimenti, cosa sapere proviene da Logic Bid.

]]>
Cosa sapere sul packaging degli alimenti.

Il settore alimentare è uno dei comparti più importanti dell’economica nazionale; esso coinvolge numerose filiere produttive ed incide in maniera significativa sul volume complessivo di esportazioni (specie per quanto concerne alcuni prodotti di eccellenza del Made in Italy). Uno dei segmenti ‘conclusivi’ della filiera di produzione agroalimentare, ossia il confezionamento (o packaging) ha assunto, negli ultimi anni, un’importanza sempre maggiore, dal momento che le norme igienico-sanitarie relative al settore agroalimentare (inerenti alle attività di produzione, distribuzione, trasformazione e somministrazione) si sono fatte via via più stringenti. Vediamo di seguito quali sono le disposizioni attuate dalle norme in vigore e quali sono le principali procedure di confezionamento alimenti.

  • La normativa

Le norme relative al confezionamento degli alimenti includono due Regolamenti della Comunità Europea (con annesse linee guida) e una norma nazionale di riferimento. Il principio generale di base, condiviso dai legislatori nazionali e comunitari, è quello di favorire la tracciabilità del prodotto, fornendo al consumatore informazioni chiare e precise circa l’origine dello stesso; nel dettaglio, la normativa si fonda sui seguenti dispositivi:

Regolamento UE n. 1169 del 25 ottobre 2011, che “definisce in modo generale i principi, i requisiti e le responsabilità che disciplinano le informazioni sugli alimenti e, in particolare, l’etichettatura degli alimenti”. Il Regolamento stabilisce che la confezione alimentare deve recare, obbligatoriamente, una serie di informazioni: denominazione dell’alimento, elenco degli ingredienti, la quantità netta dell’alimento, termine minimo di conservazione (o data di scadenza), condizioni di impiego e/o di conservazione, paese d’origine dell’alimento (o luogo di provenienza), istruzioni per l’utilizzo dell’alimento, dichiarazione nutrizionale, percentuale alcolica (per bevande di gradazione superiore a 1.2%), nome o ragione sociale dell’operatore alimentare e il preciso quantitativo da alcuni ingredienti particolari. Il regolamento individua, inoltre, tutti i casi in cui una data informazione (come ad esempio il valore nutrizionale) può essere omesso e come etichettare correttamente prodotti dalle caratteristiche particolari, quale può essere la “carne ricomposta”;

– Il Decreto Legislativo n. 231 del 15 dicembre 2017 rappresenta la “Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori e l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del medesimo regolamento“. Il dispositivo individua le misure di sanzione a carico dei soggetti responsabili delle violazioni delle disposizioni contenute nel Regolamento europeo sopra citato.

Ai due riferimenti normativi sopra citati, si aggiunge il cosiddetto “Pacchetto Igiene” che, a sua volta, comprende tre Regolamenti e la Direttiva n. 41 del 2004 (ciascun provvedimento riguarda nello specifico il trattamento dei prodotti alimentari):

Il Regolamento 852/2004 rappresenta il protocollo di riferimento per l’implementazione delle misure igienico-sanitarie necessarie per assicurare la salubrità dei processi di trasformazione e produzione;

Il Regolamento 853/2004 individua norme specifiche per il trattamento dei prodotti alimentari di sola origine alimentare;

–  Il Regolamento 854/2004 stabilisce norme specifiche per l’organizzazione di controlli ufficiali sui prodotti di origine animale destinati al consumo umano.

  • Cosa si intende per confezionamento alimenti

La definizione di confezionamento degli alimenti è riportata all’interno del Regolamento 852/2004: “collocamento di un prodotto alimentare in un involucro o contenitore posti a diretto contatto con il prodotto alimentare in questione, nonché detto involucro o contenitore“. In altre parole, per confezionamento – o packaging – degli alimenti si intende quel processo di lavorazione industriale che culmina con l’imballaggio di una determinata quantità di prodotto (che costituisce un’unità di base di una più ampia derrata alimentare) in modo tale che possa essere destinata alla vendita, sia all’ingrosso che al dettaglio. La confezione, o l’involucro, devono essere realizzati secondo norme ben precise – per essere compatibili con un prodotto alimentare – e devono recare, in base alle caratteristiche dell’alimento confezionato, tutte le informazioni obbligatorie ai sensi del Regolamento europeo sull’etichettatura alimentare.

  • Confezionamento alimenti conto terzi

Le procedure di packaging, effettuate per mezzo di appositi macchinari ed utensili per uso industriale, possono essere implementate dall’azienda che produce direttamente il prodotto da confezionare; è anche possibile che il confezionamento venga affidato ad un operatore del settore specializzato: in tal caso, si parla di confezionamento alimentare per conto terzi.

Come si può facilmente intuire, questa procedura consiste nell’affidare ad un soggetto terzo (ovvero diverso dal produttore e dal distributore) il prodotto alimentare raccolto dai siti di produzione primaria ed affidarlo ad un operatore specializzato in packaging alimentare. Questi, per mezzo di macchinari specifici (imbustatrici, termosigillatrici, macchine per il sottovuoto, incappucciatrici e simili), collocano gli alimenti – debitamente trattati – nei contenitori e negli involucri di destinazione, predisponendo le singole unità al passaggio successivo (distribuzione e vendita). Per alcuni prodotti in particolare (legumi, cereali, caffè e simili), il soggetto terzo può anche implementare una parziale lavorazione del prodotto – come ad esempio la torrefazione o la macinatura – prima di procedere al confezionamento vero e proprio. Naturalmente, anche gli operatori terzi sono soggetti alla normativa vigente in materia di igiene e di etichettatura dei prodotti alimentari confezionati.

  • Come acquistare macchine per packaging

Per effettuare le procedure di imballaggio, come detto, servono macchinari appropriati. Questi possono essere acquistati attraverso vari canali: il principale è costituito dai rivenditori specializzati (e dai produttori stessi) di articoli nuovi; in alternativa ci si può rivolgere ad operatori di settore che si occupano della compravendita di macchinari usati. Coloro i quali vogliano, in prima persona, mettersi alla ricerca di un prodotto in grado di coniugare qualità e prezzi convenienti, possono intraprendere un’altra strada: le aste online. Si tratta di aste giudiziarie mediante le quali vengono rimessi in vendita oggetti provenienti da società in dismissione oppure in ristrutturazione. L’accesso alle gare d’asta è garantito da portali specializzati quali Logic Bid, che svolge una funzione di intermediazione. La procedura è molto semplice: il primo passo consiste nel registrarsi al sito, creando un profilo personale che rechi anche il nome di un’azienda di riferimento (che verrà indicata sulla ricevuta nel caso di aggiudicazione dell’asta). Fatto ciò, l’utente registrato può navigare le varie sezioni del sito (in particolare, le aste del settore alimentare) oppure farsi un’idea dell’offerta di mercato tramite un apposito approfondimento sulle macchine per confezionamento alimenti.

Una volta individuato il prodotto di proprio interesse, l’utente deve prendere visione delle condizioni di partecipazione alla gara d’asta – specie nel caso in cui queste prevedano il versamento di un deposito cauzionale – prima di procedere alla formalizzazione di un’offerta. Dopo aver accettato le condizioni poste dall’intermediario dell’asta, l’utente può avanzare la propria proposta d’acquisto, al prezzo che ritiene più congruo rispetto al valore del lotto; nel caso in cui l’offerta si stata recepita positivamente dal sistema, l’utente riceve una comunicazione di conferma all’indirizzo di posta elettronica indicato in fase di registrazione. Se la conferma via e-mail non dovesse pervenire all’utente entro un ragionevole lasso di tempo, è possibile che l’offerta sia stata digitata in modo errato oppure sia risultata inferiore al prezzo di riserva impostato dal venditore.

L'articolo Confezionamento alimenti, cosa sapere proviene da Logic Bid.

]]>
Compressore, cos’è, come funziona e a cosa serve https://www.logicbid.com/blog/compressore-come-funziona/ Fri, 24 Apr 2020 12:55:06 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=837 Cos’è il compressore e come funziona. In diverse attività d’impresa si rende necessario l’utilizzo di un compressore, per svolgere una o più fasi di lavorazione; in alcuni contesti rappresenta una parte integrante della dotazione tecnica di base per l’azienda. Per questo è bene conoscere sia tutte le offerte presenti sul mercato, sia il corretto utilizzo del macchinario in base alla destinazione d’uso dello stesso. Vediamo di seguito tutto quello che c’è da sapere in merito. ...

Leggi tuttoCompressore, cos’è, come funziona e a cosa serve

L'articolo Compressore, cos’è, come funziona e a cosa serve proviene da Logic Bid.

]]>
Cos’è il compressore e come funziona.

In diverse attività d’impresa si rende necessario l’utilizzo di un compressore, per svolgere una o più fasi di lavorazione; in alcuni contesti rappresenta una parte integrante della dotazione tecnica di base per l’azienda. Per questo è bene conoscere sia tutte le offerte presenti sul mercato, sia il corretto utilizzo del macchinario in base alla destinazione d’uso dello stesso. Vediamo di seguito tutto quello che c’è da sapere in merito.

  • Cos’è un compressore

Come si legge sulla versione online della Enciclopedia Treccani, i compressori sono “macchine pneumofore ossia operatrici a fluido, adibite alla produzione di aria compressa o alla surcompressione di altri fluidi gassosi“, tra i quali vi sono gas illuminante, gas d’acqua, ammoniaca, anidride carbonica, anidride solforosa, idrogeno, gas ammoniacali, cloruro di metile e cloro-etile. Un compressore si differenzia dalle altre macchine pneumofore, come ad esempio le soffiatrici o i ventilatori, per la capacità di portare la pressione finale del fluido al di sopra delle tre atmosfere.

  • A cosa serve un compressore

Per i compressori vi sono numerosi ambiti di utilizzo, in quanto questo tipo di macchinario può essere impiegato per diversi scopi. In linea di principio, un compressore serve a generare, produrre o trasportare aria compressa, in qualsiasi contesto ciò possa essere utile o necessario. L’utilizzo più diffuso e conosciuto di questo macchinario è quello relativo al gonfiaggio dei pneumatici: in tal caso, il compressore è dotato anche di uno strumento di misurazione della pressione, dal momento che esistono valori da rispettare.

Anche gli studi odontoiatrici, ad esempio, fanno ricorso ad un compressore – di dimensioni molto maggiori rispetto a quello adoperare per ripristinare la pressione delle gomme – incassato in una cabina, che include anche gli strumenti di regolazione del macchinario. In questo ambito specifico, macchine del genere servono a far operare tutti gli attrezzi collegati ad una o più poltrone (i quali necessitano di aria compressa per operazioni di sterilizzazione, pulizia e simili); in genere, l’apparato comprende anche un essiccatore integrato ed un silenziatore, così da permetterne anche l’utilizzo da interno. Anche le macchine frigorifere fanno ricorso ai compressori: questi ultimi servono alla circolazione del fluido refrigerante all’interno del circuito.

I principali settori in cui i compressori sono più utilizzati sono i seguenti:

minerario: servono per lo più per pompare aria in profondità e consentire la ventilazione degli ambienti di scavo;

agricolo: i compressori aiutano ad effettuare operazioni di irrigazione ad ampio raggio e su vaste porzioni di coltivazione, pompando le quantità d’acqua necessarie;

automobilistico: turbocompressori e compressori volumetrici vengono applicati ai propulsori a combustione interna per aumentare le prestazioni;

odontoiatrico e odontotecnico: i macchinari ad aria compressa sono fondamentali per lo svolgimento delle operazioni di routine e non solo;

gonfiaggio pneumatici per veicoli su ruote;

refrigerazione domestica ed industriale, in accoppiamento agli apparati frigoriferi che si utilizzano per lo più nel settore alimentare.

  • Tipi di compressore

Come già accennato, esistono tanti tipi di compressore ma si possono dividere sostanzialmente in due grandi categorie: volumetrici e dinamici. La sostanziale differenza consiste nel principio fondamentale di funzionamento:

– i compressori volumetrici aspirano una determinata quantità di gas e generano un volume di aria compressa determinata da movimenti meccanici prestabiliti;

– i compressori dinamici, invece, realizzano la medesima funzione ma modulata sulla base della velocità che la macchina riesce ad imprimere al fluido.

Ciascuna categoria comprende diversi tipi di compressore; tra quelli volumetrici figurano:

– il compressore alternativo utilizza il moto alternato di un pistone all’interno di un cilindro per produrre aria compressa;

– i compressori a palette e ad anello liquido sfruttano il moto di rotazione di un rotore all’interno di una sezione circolare; questi dispositivi vengono generalmente utilizzati come pompe a vuoto;

– i compressori a lobi, invece, sfruttano l’azione di due moduli sagomati a forma di lobo, entrambi inclusi in una camera apposita;

– i compressori a vite (o a spirale) sfruttano un elemento caratteristico (una coppia di viti o una spirale) per realizzare la compressione dell’aria.

I compressori volumetrici funzionano secondo un meccanismo in cui un elemento rotate imprime una certa pressione al fluido: maggiore è la velocità di rotazione, maggiore sarà, in proporzione, la pressione dell’aria in uscita dal dispositivo. In genere il dispositivo viene abbinato ad una turbina (ne è un esempio il turbocompressore utilizzato in ambito automobilistico); sono generalmente impiegati per ottenere pressioni finali dai valori molto elevati (15 atmosfere effettive).

  • Come scegliere un compressore

Scegliere un compressore da acquistare non è semplice, in quanto bisogna valutare attentamente diversi fattori, così da individuare l’articolo che meglio si adatta alla proprie esigenze e, cosa più importante, alla destinazione d’uso. L’ambito di impiego è il primo elemento discriminante: bisogna infatti distinguere tra i macchinari destinati all’utilizzo domestico da quelli adatti ad un impiego di tipo industriale. Ciò si traduce, in concreto, in una scelta congruente con l’applicazione del macchinario in base alla potenza ed alla quantità di aria compressa necessarie.

Il secondo fattore da valutare è l’impianto elettrico, che deve essere adeguato alle specifiche tecniche del macchinario; per quelli più potenti, un sistema trifase rappresenta la soluzione più appropriata rispetto agli impianti monofase (la differenzia sostanziale sta nel voltaggio di ciascuno). In aggiunta, è necessario tener conto della rumorosità dell’apparecchio in relazione all’ambiente di utilizzo: per gli allestimenti da interno (per lo più fissi) è consigliabile optare per apparecchiature silenziose (o dotate di silenziatore) mentre c’è più margine, da questo punto di vista, per i compressori destinati ad un utilizzo esterno.

Non va sottovalutato un ulteriore fattore di valutazione: l’aria che circola nell’ambiente in cui verrà collocato il compressore. Si tratta di un aspetto da tenere in considerazione perché il compressore aspira l’aria, ed è necessario che sia pulita (a tal proposito è possibile installare un essiccatore o un separatore olio-acqua). Infine, bisogna considerare l’aspetto logistico complessivo: facilità di installazione ed utilizzo, eventuali adeguamenti tecnici di impianti e locali ed altri aspetti.

I compressori sono tra i macchinari che possono essere acquistati anche online, non solo presso gli store specializzati ma anche sui portali che gestiscono le aste giudiziarie, dove vengono messi all’asta articoli provenienti da società in liquidazione o in ristrutturazione. Portali come Logic Bid offrono servizi di intermediazione, consentendo agli utenti interessati di prendere parte alla gara d’asta previa registrazione di un profilo personale sul sito dove si trovano sezioni apposite per i macchinari come i compressori. Dopo aver completato la registrazione, l’utente può formulare la propria offerta (tenendo presente le condizioni di partecipazione alla gara d’asta): se è andata a buon fine, riceverà una conferma all’indirizzo e-mail inserito in fase di registrazione; in caso contrario è possibile che le cifre siano state digitate in modo errato oppure l’offerta sia risultata inferiore al prezzo di riserva.

L'articolo Compressore, cos’è, come funziona e a cosa serve proviene da Logic Bid.

]]>
Licenza alimentare: cos’è e come si ottiene https://www.logicbid.com/blog/licenza-alimentare-come-si-ottiene/ Fri, 17 Apr 2020 16:58:31 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=829 Come si ottiene la licenza alimentare e a cosa serve. Uno dei settori più sviluppati e radicati della nostra economia è quello alimentare. Si tratta di una filiera di vasta portata che coinvolge numerosi soggetti intermediari tra produttore e consumatore. Gli esercizi al dettaglio che fanno parte di questo ampio settore si possono dividere sostanzialmente in due grandi categorie: vendita di generi alimentari; attività di somministrazione di cibi e bevande. Nella prima categoria rientrano gli ...

Leggi tuttoLicenza alimentare: cos’è e come si ottiene

L'articolo Licenza alimentare: cos’è e come si ottiene proviene da Logic Bid.

]]>
Come si ottiene la licenza alimentare e a cosa serve.

Uno dei settori più sviluppati e radicati della nostra economia è quello alimentare. Si tratta di una filiera di vasta portata che coinvolge numerosi soggetti intermediari tra produttore e consumatore. Gli esercizi al dettaglio che fanno parte di questo ampio settore si possono dividere sostanzialmente in due grandi categorie:

  • vendita di generi alimentari;
  • attività di somministrazione di cibi e bevande.

Nella prima categoria rientrano gli esercizi che vendono prodotti agroalimentari confezionati e pronti all’uso, predisposti per la vendita secondo le norme igienico-sanitarie (per non essere classificati come rivenditori all’ingrosso, tali esercizi hanno sede in locali di estensione limitata a 250 metri quadri); nella seconda, invece, rientrano tutte quelle attività d’impresa – come ad esempio bar, ristoranti, pub, pizzerie e gastronomie artigianali – autorizzate a somministrare pietanze preparate all’interno dei locali dell’azienda. Per avviare un’attività di questo tipo è necessario essere in possesso di determinati requisiti (sia di natura morale che professionale) e, al contempo, produrre una specifica documentazione che include la cosiddetta “licenza alimentare“: vediamo di seguito di cosa si tratta e come si può ottenere.

• Cos’è la licenza alimentare

Per “licenza alimentare” in genere si intende l’autorizzazione necessaria all’esercizio di un’attività come quelle elencate in precedenza. Nello specifico, questa espressione ufficiosa e un po’ generica – che non trova alcun riscontro nell’ordinamento italiano – può essere usata per indicare:

  • l’autorizzazione rilasciata dal comune di competenza per l’inizio della propria attività commerciale; viene detta per lo più “licenza commerciale”;
  • la certificazione professionale che abilita all’esercizio della somministrazione di cibi e bevande (certificazione SAB).

Il primo documento rappresenta un requisito standard per iniziare un’attività  sul territorio comunale; il secondo, invece, è un attestato professionale da conseguire nel caso in cui il soggetto non abbia maturato i requisiti professionali adeguati allo svolgimento dell’attività di vendita o di somministrazione di cibi e pietanze.

Una licenza commerciale o professionale per attività da svolgere nel settore alimentare non va confusa con la certificazione HACCP: l’acronimo inglese identifica un piano strutturale che si basa su sette principi, elencati nella pagina di riferimento del sito ufficiale del Ministero della Salute; qui si legge come “l’obiettivo principale è istituire un sistema documentato con cui l’impresa sia in grado di dimostrare di aver operato in modo da minimizzare il rischio“. L’HACCP, a sua volta, non va confuso, con l’autocontrollo, che consiste in una responsabilizzazione di tutti gli operatori nello svolgimento dei propri compiti.

• A cosa serve

L’attestato professionale SAB fa parte della documentazione necessaria all’avvio di un’attività merceologica del settore agro-alimentare e della somministrazione di cibi e bevande; non è indispensabile per coloro i quali sono in possesso di specifici titoli di studio o requisiti professionali.

Nel caso in cui un imprenditore senza esperienza voglia intraprendere un’attività di impresa nel settore della ristorazione (o affini), la licenza alimentare conseguita dopo un corso SAB – del quale parleremo in maniera più diffusa nel paragrafo seguente – non ha soltanto una funzione burocratica. Il corso, infatti, fornisce la preparazione necessaria – sia teorica che pratica – ad intraprendere una nuova attività di questo tipo.

Dal punto di vista burocratico, invece, la certificazione professionale SAB integra la documentazione da produrre per intraprendere l’iter amministrativo che bisogna affrontare per poter avviare un esercizio di vendita al dettaglio o di somministrazione alimentare; nello specifico, gli adempimenti burocratici sono i seguenti:

  • Apertura di una partita IVA (personale o per una società);
  • Iscrizione del nuovo ente all’INPS;
  • Iscrizione all’INAIL;
  • Presentazione della SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), ossia un modulo di autocertificazione da presentare al comune in cui avrà sede l’esercizio commerciale;
  • Presentazione della Comunicazione Unica, per via telematica, alla Camera di Commercio competente per il territorio;
  • Presentazione della licenza commerciale: va richiesta all’ufficio del Commercio del Comune di competenza ed è l’autorizzazione allo svolgimento di un’attività commerciale sul territorio comunale. Viene rilasciata se il richiedente è in possesso dei requisiti morali e personali necessari e spesso si associa ad autorizzazioni di carattere edilizio: viene rilasciata quando si accerta il rispetto delle norme comunali in materia di polizia pubblica;
  • Iscrizione al CONAI;
  • Ottenimento dell’autorizzazione ad esporre la propria insegna.

Il costo complessivo degli adempimento sopra descritti – pur variando a seconda del luogo di riferimento – oscilla tra i 4000 ed i 6000 euro, ai quali vanno ovviamente aggiunti i costi di gestione dei locali, la manodopera (stipendi e adempimenti previdenziali) e l’approvvigionamento delle materie prime. Molto importanti sono anche i costi relativi alle operazioni di manutenzione per assicurare gli standard di idoneità logistica ed igienico sanitaria dei locali in cui si svolgono le attività di vendita, trasformazione e/o somministrazione dei prodotti alimentari. Per richiedere assistenza in merito alla documentazione da presentare è possibile rivolgersi al SUAP, lo Sportello Unico delle Attività Produttive.

• Come si ottiene

In realtà, si è già accennato al fatto che non esiste un documento che sia ufficialmente denominato “licenza alimentare”; ciò nonostante, esistono autorizzazioni ufficiali corrispondenti, ben identificate dalle normative vigenti. Per gli imprenditori che si approcciavano a questo settore, fino al 1998 esisteva il REC (Registro Esercenti Commercio). Quest’ultimo è stato poi sostituito da un corso denominato SAB (Somministrazione Alimenti e Bevande). Il corso, qualora frequentato con esito positivo, consente di ottenere un certificato che abilita all’esercizio di qualsiasi attività merceologica del settore alimentare; i corsi sono organizzati su base locale (possono essere competenza delle Regioni, delle Provincie, dei Comuni o di altri enti privati ai quali possono essere appaltati). Le caratteristiche e la struttura del corso variano a seconda dell’ente che lo organizza ma, in genere, esso prevede cento ore di lezione e un esame finale (il costo medio si aggira tra i 600 e gli 800 euro): se superato con esito positivo, consente al candidato di ricevere l’attestato professionale SAB, rilasciato dalla Commissione regionale (o dall’ente che ha organizzato le lezioni).

Per quanto riguarda il contenuto delle lezioni che compongono i corsi di formazione, esso comprende in genere varie materie, che spaziano dalla disciplina legislativa di settore (norme nazionali e locali) a quella della previdenza sociale, passando per le norme igienico sanitarie, le tecniche di marketing e comunicazione, la promozione della propria attività, le prescrizioni riguardanti la sicurezza sul lavoro e, ovviamente, le tecniche di ristorazione.

Come già accennato, l’attestato SAB è necessario nel caso in cui manchino i requisiti professionali individuati dall’articolo 71 del decreto legislativo n. 59 del 2010:

  • esperienza di due anni, anche non continuativa, maturata nel corso del precedente quinquennio, nel settore alimentare o on attività di somministrazione di alimenti e bevande, in qualità di dipendente qualificato, addetto alla preparazione o socio;
  • conseguimento di un titolo di studio (diploma di scuola superiore o laurea) in materie inerenti al commercio, alla preparazione od alla somministrazione degli alimenti;
  • essere già iscritto al REC (oggi abolito) oppure aver sostenuto con esito positivo il relativo esame.

L'articolo Licenza alimentare: cos’è e come si ottiene proviene da Logic Bid.

]]>
Macchina a CNC, cos’è e come funziona https://www.logicbid.com/blog/macchina-a-cnc-come-funziona/ Fri, 10 Apr 2020 15:29:37 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=823 Cos’è una macchina a CNC e come funziona. La maggior parte delle lavorazioni industriali che vengono realizzate al giorno d’oggi prevedono passaggi di altissima precisione che non possono essere effettuati manualmente ma che richiedono l’impiego di un macchinario, in modo tale da ottenere un risultato prossimo alla perfezione. Per questo motivo, negli ambiti produttivi più disparati, sono ormai ampiamente diffuse le macchine a CNC, indispensabili per implementare, con un margine di errore ridotto al minimo, ...

Leggi tuttoMacchina a CNC, cos’è e come funziona

L'articolo Macchina a CNC, cos’è e come funziona proviene da Logic Bid.

]]>
Cos’è una macchina a CNC e come funziona.

La maggior parte delle lavorazioni industriali che vengono realizzate al giorno d’oggi prevedono passaggi di altissima precisione che non possono essere effettuati manualmente ma che richiedono l’impiego di un macchinario, in modo tale da ottenere un risultato prossimo alla perfezione. Per questo motivo, negli ambiti produttivi più disparati, sono ormai ampiamente diffuse le macchine a CNC, indispensabili per implementare, con un margine di errore ridotto al minimo, lavorazioni industriali ad alta precisione. Vediamo di seguito di cosa si tratta e quali macchinari di questo tipo si possono trovare in commercio.

  • Cosa sono le macchine a CNC

Le macchine a CNC sono macchinari industriali, impiegati per effettuare lavorazioni in serie di alta precisione; quando vennero introdotte negli anni Ottanta erano impiegate solo in pochi ambiti mentre oggi sono presenti in quasi ogni tipo di catena produttiva del settore meccanico. Per questo esistono svariati tipi di macchina a CNC: quelle più diffuse sono le presse, le fresatrici, i torni, le saldatrici, le macchine per il taglio della lamiera; in generale, questi macchinari possono lavorare una vasta gamma di materiali: legno, ferro, plastica, leghe leggere, poliuterani e altro (molto dipende dalle caratteristiche tecniche e funzionali del macchinario).

  • Che vuol dire CNC

CNC” è un acronimo inglese che sta per “computer numerican control“, ossia “controllo numerico computerizzato”; viene talvolta sostituito da un altro acronimo, dal significato similare, ovvero MCN, che corrisponde alla traduzione italiana (“macchine a controllo numerico”). CNC indica quindi la modalità di funzionamento di questi macchinari e la tecnologia che essi utilizzano per implementare le fasi di produzione e lavorazione alle quali sono destinate.

  • Quali tipi di macchine CNC esistono

Data la grande diffusione della tecnologia CNC, i macchinari di questo tipo sono utilizzati in numerosi ambiti; per questo esistono svariati tipi di macchine a CNC:

  • Tornio;
  • Fresatrice;
  • Rettificatrice;
  • Pressa;
  • Piegatrice;
  • Punzonatrice;
  • Macchina filatrice;
  • Macchina tessitrice;
  • Saldatrice;
  • Macchine per il taglio della lamiera.

Quelli sono elencati sono solo alcuni degli esempi di macchinari a controllo numerico utilizzati nelle lavorazioni industriali; i principali campi di impiego sono: l’industria metalmeccanica e quella automobilistica e navale. Un parametro di classificazione delle macchine a controllo numerico è quello del numero di assi (detti anche “gradi di libertà”); si tratta di un parametro dal quale dipende direttamente la capacità funzionale del macchinario.

I macchinari a due assi possono compiere operazioni solo lungo l’asse X e l’asse Y e sono in grado di realizzare solo lavorazioni in piano senza variazioni di profondità. Quelli a due assi e mezzo sono i modelli più comuni perché possono compiere operazioni lungo tre assi (X, Y e Z) ma sono capaci di implementare operazioni limitate su uno dei tre assi. I macchinari a CNC a 4 o 5 assi, infine, sono i più complicati: integrano l’operatività sui tre assi principali con la possibilità di inclinare o roteare il piano di lavoro. I modelli più complessi, come quelli adoperati nelle lavorazioni di grandi macchinari per l’industria navale, possono presentare un numero di assi compreso tra 8 e 10 mentre in alcuni casi, come quello rappresentato dalle pannellatrici, si può arrivare a contare 24 assi.

  • Come funzionano?

Come si può intuire già dal nome, le macchine a CNC sono controllate da un computer che gestisce il funzionamento della struttura meccanica. Esse però non sono completamente automatizzate, perché alcune fasi del ciclo di lavorazione dipendendo da un intervento esterno. Ad una macchina a CNC viene assegnato un tecnico specializzato, che viene chiamato addetto oppure operatore perché, pur essendo computerizzati, i macchinari a controllo numerico non possono lavorare in completa autonomia e necessitano di un intervento umano. L’operatore alla macchina ha diversi compiti: il primo è quello di predisporre i materiali destinati ad essere lavorati; poi, dopo aver inserito nell’unità di controllo la scheda tecnica con le istruzioni relative alla sequenza dei passaggi necessari alla lavorazione, si occupa della supervisione dell’intero ciclo produttivo: una volta completato, ritira il pezzo qualora sia pronto per una fase successiva, oppure effettua interventi di rifinitura, se necessari.

Il processo di lavorazione presuppone l’esistenza di un progetto, realizzato per lo più in CAD, che riporta il design del pezzo da realizzare: i processi necessari per raggiungere il risultato desiderato sono per lo più automatizzati e predisposti dalla scheda tecnica di programmazione, lasciando all’operatore solo le fasi di preparazione e supervisione (l’addetto può intervenire per risolvere un problema tecnico o rimuovere imperfezioni di varia natura).

Dal punto di vista tecnico, una macchina a controllo computerizzato è molto simile alla versione azionata manualmente o meccanicamente: la differenza principale consiste nella presenza delle componenti elettroniche ausiliari, ovvero il computer (l’unità di controllo di tutto il macchinario), l’encoder (che tiene traccia dei movimenti lungo gli assi), i motori elettrici e gli azionamenti che controllano questi ultimi.

  • Come acquistarle

Per acquistare una macchina a CNC si possono sfruttare diversi canali. Quello principale è rappresentato dai rivenditori specializzati che, come i punti vendita delle aziende produttrici, commercializzano articoli nuovi (nella maggior parte dei casi). In alternativa, a seconda delle proprie esigenze e della propria disponibilità di spesa, è possibile orientarsi verso un articolo di seconda mano; in tal caso, è possibile sfruttare anche le occasioni offerte dal web, optando per un acquisto tramite asta online. Questo genere di compravendite sono gestite da siti specializzati, come ad esempio Logic Bid, che svolgono una funzione di intermediario (in altre parole, non posseggono il bene all’asta ma gestiscono solo la procedura di messa in vendita e la ricezione delle offerte).

La procedura di partecipazione ad un’asta digitale è molto semplice: il primo passo consiste nel registrarsi al portale, creando un profilo personale all’interno del quale va riportato anche il nome di un’azienda di riferimento (il cui nome comparirà in fattura in caso di aggiudicazione dell’asta). Fatto ciò, l’utente può navigare le varie sezioni del sito, in particolare quella dedicata alle attrezzature ed ai macchinari industriali, per mettersi alla ricerca dell’articolo all’asta che meglio risponde alle proprie esigenze e possibilità. Una volta individuato il prodotto che soddisfa tutti i parametri di riferimento, è consigliabile leggere le condizioni di partecipazione alla gara d’asta: spesso, infatti, il regolamento prevede il pagamento di un deposito cauzionale: l’utente deve quindi prendere visione delle modalità di erogazione (e rimborso) del deposito prima di formulare un’offerta. Dopo aver preso visione di tutte le informazioni necessarie, l’utente – se realmente interessato – può formalizzare l’offerta che ritiene congrua per l’acquisto del macchinario. Nel caso in cui sia stata accettata, all’utente viene inviata una comunicazione di conferma via e-mail; qualora ciò non accada, è possibile che la cifra sia stata digitata in maniera errata oppure sia risultata inferiore al prezzo di riserva (che è superiore alla sola base d’asta).

L'articolo Macchina a CNC, cos’è e come funziona proviene da Logic Bid.

]]>
Calcolo avviamento azienda, come si fa? https://www.logicbid.com/blog/calcolo-avviamento-azienda/ Fri, 03 Apr 2020 17:45:03 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=811 Come calcolare l’avviamento di un’azienda. Quando si parla di azienda e impresa, si tende spesso ad usare in maniera impropria questi due termini, in quanto considerati sinonimi. Un’attività imprenditoriale, infatti, è qualsiasi attività economica svolta in maniera professionale da un imprenditore (come definito dall’articolo 2082 del Codice Civile). L’azienda, di contro, “è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa“, secondo quanto disposto dall’articolo 2555 del Codice Civile. Uno degli elementi più significativi e ...

Leggi tuttoCalcolo avviamento azienda, come si fa?

L'articolo Calcolo avviamento azienda, come si fa? proviene da Logic Bid.

]]>
Come calcolare l’avviamento di un’azienda.

Quando si parla di azienda e impresa, si tende spesso ad usare in maniera impropria questi due termini, in quanto considerati sinonimi. Un’attività imprenditoriale, infatti, è qualsiasi attività economica svolta in maniera professionale da un imprenditore (come definito dall’articolo 2082 del Codice Civile). L’azienda, di contro, “è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa“, secondo quanto disposto dall’articolo 2555 del Codice Civile. Uno degli elementi più significativi e caratterizzanti dell’azienda è l’avviamento (‘goodwill’, in inglese): vediamo di seguito di cosa si tratta.

  • L’avviamento, cosa si intende?

Nell’ordinamento giuridico italiano, non esiste alcuna definizione precisa di ‘avviamento‘, benché questa nozione sia presente e citata in diversi articoli del Codice Civile. Secondo l’edizione digitale dell’Enciclopedia Treccani, l’avviamento è “il valore peculiare di un’azienda di successo, che non è direttamente identificabile con uno o più specifici elementi che la compongono“, ovvero “il maggior valore attribuibile a un’impresa rispetto alla somma dei valori dei singoli fattori produttivi“. In altri termini, l’avviamento è un surplus di valore immateriale in grado di differenziare un’azienda appena costituita da una “avviata”: quest’ultima, infatti, sarà in grado di produrre reddito nel corso del tempo, specie se “ben avviata”.

Esistono, in genere, due tipi di avviamento aziendale: quello derivativo e quello originario. Il primo viene acquisito a titolo oneroso, il secondo invece è generato direttamente dallo sviluppo delle attività aziendali. L’avviamento può essere anche oggettivo (se determinato solo sulla base dei beni che formano l’azienda) e soggettivo (se derivante dalle capacità gestionali dell’imprenditore). In sintesi, l’avviamento è sostanzialmente una caratteristica dell’azienda, il cui valore può essere quantificato come positivo (goodwill) o negativo (badwill).

  • Ammortamento

L’avviamento può essere oggetto di ammortamento. Lo stabilisce l’articolo 2426 del Codice Civile (“Criteri di valutazione”): “l’avviamento può essere iscritto nell’attivo con il consenso, ove esistente, del collegio sindacale, se acquisito a titolo oneroso, nei limiti del costo per esso sostenuto. L’ammortamento dell’avviamento è effettuato secondo la sua vita utile; nei casi eccezionali in cui non è possibile stimarne attendibilmente la vita utile, è ammortizzato entro un periodo non superiore a dieci anni. Nella nota integrativa è fornita una spiegazione del periodo di ammortamento dell’avviamento“.

In sostanza, il costo dell’avviamento (che non sussiste nel caso in cui questo sia originario) può essere ammortizzato per un massimo di dieci anni: questa pratica è applicabile ai bilanci dall’anno solare 2016 in poi (mentre in precedenza il periodo massimo di ammortamento era di cinque anni). La ‘vita utile’ dell’avviamento viene, in genere, stimata dagli amministratori dell’azienda.

  • La tassazione per la cessione

Oltre che ad ammortamento, l’avviamento può essere soggetto anche a tassazione, nel caso in cui l’azienda venga ceduta. In realtà, sarebbe più corretto parlare di tassazione della plusvalenza derivata dalla cessione dell’azienda; secondo quanto stabilito dall’articolo 86 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) “concorrono alla formazione del reddito anche le plusvalenze delle aziende, compreso il valore di avviamento, realizzate unitariamente mediante cessione a titolo oneroso“. È bene ricordare come la plusvalenza consista nella differenza tra il costo riconosciuto e il corrispettivo concordato per la cessione dell’azienda.

La plusvalenza può essere tassata in una soluzione unica all’interno del bilancio di esercizio all’interno della quale è stata realizzata. In alternativa la tassazione può essere rateizzata in cinque soluzioni del medesimo importo, se l’azienda è stata acquisita da almeno tre anni. L’articolo 58 del TUIR stabilisce, al comma 1, dispone che per “le plusvalenze derivanti da cessione delle aziende, le disposizioni del comma 4 dell’articolo 86 non si applicano quando è richiesta la tassazione separata“. Quest’ultima è accessibile solo quando se ne fa richiesta nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo di imposta.

In realtà va anche sottolineato come, in ambito internazionale, l’atteggiamento della fiscalità verso l’avviamento sia diverso da quello che si rintraccia nell’ordinamento italiano. In altre parole, in diversi paesi non lo si considera come un parametro suscettibile di ammortamento ma si sottopone ad una verifica periodica (impairment test) per riscontrare eventuali perdite di valore nel corso degli anni.

  • Obblighi

In presenza di un processo di cessione di un’azienda subentrano, sia per il compratore che per il venditore, degli obblighi ben precisi. Il primo è il “divieto di concorrenza“, disciplinato dall’articolo 2557 del Codice Civile: “chi aliena l’azienda deve astenersi, per il periodo di cinque anni dal trasferimento, dall’iniziare una nuova impresa che per l’oggetto, l’ubicazione o altre circostanze sia idonea a sviare la clientela dell’azienda ceduta“. Tale divieto vine formulato sotto forma di accordo scritto (il cosiddetto “patto di non concorrenza“, anch’esso regolamentato da c.c.), la cui durata massima può essere di cinque anni.

Per quanto riguarda gli obblighi dell’acquirente, vi è quello della “successione dei contratti” (secondo le disposizioni contenute nell’articolo 2558 del Codice Civile); il dispositivo stabilisce che, ad eccezione dei contratti personali, l’acquirente subentra negli accordi stipulati per la gestione dell’azienda.

Per quanto riguarda la cessione dei crediti, si fa riferimento a quanto stabilito dall’articolo 2559 del Codice Civile: “ha effetto, nei confronti dei terzi, dal momento dell’iscrizione del trasferimento nel registro delle imprese“, anche in assenza di notifica al debitore il quale, se paga l’alienante in buona fede, è libero dai propri oneri. In caso di cessione con usufrutto dell’azienda, se quest’ultimo si estende anche ai crediti, valgono le medesime disposizioni sopra citate. A tal proposito, l’articolo 2560 dispone che “l’alienante non è liberato dai debiti, inerenti all’esercizio dell’azienda ceduta anteriori al trasferimento, se non risulta che i creditori vi hanno consentito“.

  • Chi fa la valutazione

Per via dei risvolti fiscali (e non solo) che può avere l’avviamento nelle procedure di cessione di un’azienda, determinarne correttamente il valore è molto importante. Come detto, si tratta di un fattore immateriale che può comunque essere calcolato applicando una semplice formula: patrimonio netto (compresi i beni strumentali) – valore contabile: se il risultato è positivo (maggiore di zero), l’avviamento è positivo, altrimenti ci si trova in presenza di un avviamento negativo.

La stima del valore dell’avviamento aziendale deve essere affidato ad una figura qualificata, in genere un perito esterno all’azienda oggetto della valutazione (in modo tale da assicurare terzietà ed imparzialità tra compratore e venditore), o una qualsiasi altra figura professionale in possesso delle competenze necessarie per effettuare una disamina delle informazioni dalle quali desumere la stima del valore dell’avviamento. La valutazione può essere eseguita in diversi modi, prendendo come parametro di partenza il redditto, il patrimonio o entrambi (metodo misto); sistemi alternativi di valutazione sono quello finanziario e “il metodo dei multipli”, che consiste nel mettere in relazione i dati inerenti all’azienda con una serie di specifici fattori economici. Se la valutazione viene effettuata dall’autorità finanziaria, i parametri di applicazione e di validità dell’accertamento all’adesione del maggior valore sono contenuti nel decreto del Presidente della Repubblica n. 460 del 31 luglio 1996.

L'articolo Calcolo avviamento azienda, come si fa? proviene da Logic Bid.

]]>
Smerigliatrice, come scegliere la migliore https://www.logicbid.com/blog/smerigliatrice-come-scegliere/ Fri, 27 Mar 2020 18:53:49 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=803 Come scegliere la smerigliatrice più adatta alla tua attività. Diverse attività produttive del settore metallurgico, che prevedono la produzione di componenti metalliche finite da destinare ad assemblaggi successivi, includono una o più fasi di rifinitura. I processi che trasformano un elemento grezzo (un semilavorato) in un prodotto finito vengono implementati per mezzo di appositi macchinari professionali, come ad esempio la smerigliatrice: vediamo di seguito di cosa si tratta. Cos’è una smerigliatrice Con il termine smerigliatrice ...

Leggi tuttoSmerigliatrice, come scegliere la migliore

L'articolo Smerigliatrice, come scegliere la migliore proviene da Logic Bid.

]]>
Come scegliere la smerigliatrice più adatta alla tua attività.

Diverse attività produttive del settore metallurgico, che prevedono la produzione di componenti metalliche finite da destinare ad assemblaggi successivi, includono una o più fasi di rifinitura. I processi che trasformano un elemento grezzo (un semilavorato) in un prodotto finito vengono implementati per mezzo di appositi macchinari professionali, come ad esempio la smerigliatrice: vediamo di seguito di cosa si tratta.

  • Cos’è una smerigliatrice

Con il termine smerigliatrice si indica un macchinario utensile che, a seconda della configurazione, può svolgere diverse funzioni (non a caso, l’utensile viene indicato anche come mola o molatrice). In generale, una smerigliatrice è equipaggiata con un piccolo motore elettrico che mette in funzione (imprimendo un moto di rotazione ad alta velocità) uno o più dischi, calettati ad almeno una delle estremità dell’utensile. I dischi possono essere di vari tipi, a seconda dell’operazione che la smerigliatrice deve effettuare; a differenza di quanto suggerito dal nome, infatti, questo genere di utensile macchinario può essere adoperato non solo per smerigliare (ossia levigare o lucidare una superficie) ma anche per affilare, sbavare (ossia rimuovere i residui metallici lasciati dal processo di fusione) o tagliare oggetti in metallo o altri materiali quali ceramica o terracotta.

  • Tipi di smerigliatrice

In commercio è possibile reperire tre diversi tipi di smerigliatrice; ciascuno si differenzia dall’altro per dimensioni e modalità di utilizzo:

  • La smerigliatrice da banco è quella più grande e, come si intuisce dal nome stesso, viene allestita su un banco da lavoro; per questo, si presta molto meglio alle lavorazioni industriali e semi-industriali, dove è necessario smerigliare componenti di dimensioni maggiori e sottoporre il macchinario ad un stress ed un volume di lavoro maggiori;
  • La smerigliatrice angolare, invece, è di dimensioni molto inferiori a quella da banco e per questo si presta meglio a lavorazioni ‘in loco’, in quanto può essere utilizzata ovunque sia disponibile una fonte di alimentazione elettrica; si chiamano angolari perché lungo il corpo principale è montata un’impugnatura ergonomica in materiale plastico che consente all’operatore di maneggiare l’attrezzo in maniera precisa e sicura;
  • La smerigliatrice assiale, infine, è la versione più piccola di questo utensile: il nome deriva dal fatto che la parte terminale ruota lungo lo stesso asso del perno azionato dal motore. Date le dimensioni estremamente compatte, viene utilizzato per piccole lavorazioni di precisione, in maniera similare a quanto accade per la smerigliatrice angolare; la principale differenza è che operano a bassa tensione, utilizzano meno potenza e possono utilizzare un codolo di poco superiore a 3 millimetri.

Oltre alle specifiche tecniche, questa categoria di utensili si diversifica, come detto, anche in base alla lavorazione. Sia le smerigliatrici da banco che quelle angolari possono essere “modificate” intervenendo sui dischi. Per la semplice smerigliatura, i dischi sono ricoperti di uno specifico materiale abrasivo che, grazie al moto rotatorio, agisce sulle parti metalliche; per le operazioni di lucidatura, invece, al posto dei dischi metallici si possono utilizzare delle spazzole in fil di ferro. Alcune smerigliatrici da banco sono equipaggiate con dischi abrasivi per l’affilatura (in tal caso di può parlare di molatrice): sono questi macchinari ad essere utilizzati dagli arrotini per limare coltelli ed altri oggetti che necessitano di affilatura.

  • I migliori marchi

Per via delle vaste possibilità di utilizzo, sul mercato sono disponibili numerosi prodotti di altrettanti marchi diversi; i marchi più presenti, per quanto riguarda le smerigliatrici angolari e assiali, sono Bosch, Einhell, Tilswall, DeWalt, Makita, Black+Decker e Goxawee. Tutte queste aziende producono una gamma di articoli dalle caratteristiche tecniche e funzionali molto simili che si collocano più o meno nella medesima fascia di prezzo. Einhell, Vonroc, Valex, Wilesco e MD sono invece i marchi di riferimento per quanto concerne le smerigliatrici da banco.

  • Come scegliere una smerigliatrice

In base al tipo di attività o di lavorazione, la smerigliatrice può essere uno strumento molto importante. Per questo, è necessario selezionare il tipo e il modello più adatto allo scopo, scegliendo tra le tante opzioni presenti sul mercato. Al fine di scegliere la smerigliatrice migliore, è necessario tenere in conto anzitutto la destinazione d’uso: per lavorazioni di lucidatura, smerigliatura o sbavatura di grossa portata, è bene optare per quelle da banco; per interventi di minore portata, come ad esempio quelli che si possono rendere necessari in un cantiere edile, la soluzione più adatta è quella delle smerigliatrici angolari. Per quanto riguarda ritocchi e piccoli lavori di precisione è necessario optare per quelle assiali, cambiando la testina a seconda della destinazione d’uso.

Solo per le smerigliatrici da banco è opportuna fare delle valutazioni anche di natura logistica; poiché si tratta di un macchinario fisso, è necessario considerare lo spazio che verrà destinato al banco di lavoro, oltre a quello che consentirà agli operatori di utilizzarlo in piena sicurezza: ciò vuol dire che, al momento dell’acquisto, è consigliabile verificare la compatibilità con gli impianti elettrici delle strutture di destinazione. Naturalmente, non va sottovalutato il fattore economico: non è il caso di lesinare sui costi – generalmente modesti – soprattutto se si prevede di utilizzare la smerigliatrice in maniera intensiva.

  • Acquisto all’asta

Le smerigliatrici possono essere acquistate presso i negozi fisici specializzati in utensili e macchinari industriali, così come nei negozi di ferramenta. Come altri tipi di apparecchi dello stesso genere, anche le molatrici possono essere reperite online, sia tramite gli store online dei rivenditori di settore sia acquistando all’asta. Portali specializzati come Logic Bid offrono un servizio di intermediazione. La procedura per prendere parte alle gare d’asta è molto semplice: il primo passo consiste nel registrare un profilo utente personale, inserendo anche il nome di un’azienda che, in caso di aggiudicazione della gara d’asta, verrà riportata in fattura. Una volta registrato, l’utente può cercare il prodotto o l’articolo che può soddisfare le proprie esigenze, consultando le aste attive pubblicate nell’apposita sezione. Fatte le dovute valutazioni, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra qualità e prezzo, l’utente individua l’articolo che gli interessa; prima di procedere, è bene che prenda visione delle condizioni di partecipazione all’asta perché in alcuni casi è richiesto il versamento di un deposito cauzionale (è bene leggere con attenzione le modalità di rimborso dello stesso in caso di mancata vincita dell’asta).

Se l’utente accetta tutte le condizioni imposte, può formalizzare l’offerta per l’articolo all’asta che vorrebbe acquistare. Dopo l’inserimento dell’offerta, l’utente riceve una comunicazione di conferma all’indirizzo di posta elettronica inserito in fase di registrazione. Nel caso in cui l’e-mail non dovesse arrivare, è possibile che l’importo dell’offerta non sia stato inserito in maniera corretta oppure sia risultato inferiore al prezzo di riserva fissato dal venditore. Se nessuna delle due eventualità spiega la mancata conferma dell’offerta via posta elettronica, bisogna contattare l’assistenza clienti del portale.

L'articolo Smerigliatrice, come scegliere la migliore proviene da Logic Bid.

]]>
Azienda individuale o libero professionista, differenze https://www.logicbid.com/blog/azienda-individuale-libero-professionista/ Fri, 20 Mar 2020 18:18:49 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=791 Quali sono le differenze tra azienda individuale e libero professionista. Il mondo dell’imprenditoria è composto da figure e soggetti di vario tipo e di varia natura, sia dal punto di visto giuridico sia per quanto riguarda la fiscalità. Tra questi vi sono l’azienda individuale e il libero professionista: per via del carattere di singolarità che caratterizza entrambi, spesso si tende a confonderli, benché sussistano specifiche differenze di ordine giuridico e previdenziale. Vediamo di seguito quali ...

Leggi tuttoAzienda individuale o libero professionista, differenze

L'articolo Azienda individuale o libero professionista, differenze proviene da Logic Bid.

]]>
Quali sono le differenze tra azienda individuale e libero professionista.

Il mondo dell’imprenditoria è composto da figure e soggetti di vario tipo e di varia natura, sia dal punto di visto giuridico sia per quanto riguarda la fiscalità. Tra questi vi sono l’azienda individuale e il libero professionista: per via del carattere di singolarità che caratterizza entrambi, spesso si tende a confonderli, benché sussistano specifiche differenze di ordine giuridico e previdenziale. Vediamo di seguito quali sono le caratteristiche distintive, da vari punti di vista, che appartengono ai due soggetti.

  • Quali sono le differenze giuridiche

Nell’ordinamento italiano non si riscontra una definizione esatta di “impresa individuale” né tantomento di “libero professionista”. I due soggetti, però, sono inquadrati in maniera indiretta all’interno dell’ordinamento giuridico in vigore.

Dal punto di vista giuridico, l’impresa individuale è la forma più semplice di attività d’impresa: per tanto, è necessario che un imprenditore effettui le procedure previste dalla legge per la costituzione di un’attività imprenditoriale (registrazione alla Camera di Commercio e apertura della relativa partita IVA). Una volta costituita l’impresa individuale, essa gode dello statuto di persona giuridica. Il carattere individuale è legato al fatto che l’attività non prevede l’assunzione di dipendenti o collaboratori; in aggiunta, non sono presenti soci, ad alcun titolo, né quote societarie da dividere.

Per quanto riguarda il libero professionista, invece, si fa riferimento all'”esercizio delle professioni intellettuali, regolamentate dall’articolo 2229 del Codice Civile. Per questo tipo di professioni, è necessario iscriversi ad un albo professionale; il c.c. stabilisce inoltre che “l’accertamento dei requisiti per l’iscrizione negli albi o negli elenchi, la tenuta dei medesimi e il potere disciplinare sugli iscritti sono demandati, sotto la vigilanza dello Stato, salvo che la legge disponga diversamente“. Le professioni intellettuali sono quelle sottratte ai contratti collettivi, in base a quanto stabilito dall’articolo 2068 del Codice Civile perché esse “concernenti prestazioni di carattere personale o domestico” (comma 2).

In sintesi, la differenza giuridica che separa un imprenditore titolare di un’azienda individuale e un libero professionista è la natura dell’attività. Il secondo svolge una professione prevalentemente intellettuale (o altamente specialistica) mentre il primo è impegnato per lo più in settori di natura commerciale o artigianale.

  • Libero professionista che fa

Il libero professionista è una figura che svolge una determinata attività, di carattere economico, a favore di un soggetto terzo; la prestazione offerta dal libero professionista (detta “libera professione“) è di natura intellettuale. Tra le figure che più spesso forniscono prestazioni professionali da libero professionista ci sono, ad esempio, i consulenti o i giornalisti e qualsiasi altra professione che si può esercitare da “freelance” (anche i medici che svolgono l’attività in strutture diverse da quelle pubbliche possono essere annoverati tra i liberi professi). Le cosiddette “professioni intellettuali” sono individuate dalla legge, che determina quali necessitano dell’iscrizione ad appositi albi o elenchi, con le relative eccezioni.

In sostanza, il libero professionista svolge la propria attività, dietro compenso, in forma autonoma e può farlo anche se è lavoratore dipendente presso una struttura pubblica (come ad esempio i medici che lavorano nel settore pubblico e, contemporaneamente, ricevono i pazienti in forma privata). A rendere caratteristica la libera professione è la connotazione “intellettuale” dell’attività svolta o delle prestazioni erogate.

  • Cos’è una ditta individuale

L’articolo 2555  del Codice Civile definisce l’azienda come un “complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa“. La ditta, invece, è il nome commerciale dell’impresa e “comunque sia formata, deve contenere almeno il cognome o la sigla dell’imprenditore“, fatta eccezione per le disposizioni in materia di trasferimento della ditta. L’uso esclusivo della ditta è appannaggio dell’imprenditore, ossia “chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi“, secondo le disposizioni contenute nell’articolo 2082 del Codice Civile. Egli è anche il capo dell’impresa e “ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa“.

Per tanto, un’impresa individuale è quell’attività imprenditoriale nella quale l’intero processo produttivo o l’erogazione del servizio fornito sono implementati da un singolo soggetto (per comodità, spesso viene erroneamente identificata come ditta). Egli non deve far fronte a nessun adempimento particolare per la registrazione, se non l’iscrizione alla Camera di Commercio che ha la competenza territoriale e l’apertura di una partita IVA. Di contro, deve farsi carico per intero del rischio d’impresa. Quindi, in estrema sintesi, una ditta individuale è un’attività d’impresa – di qualsiasi genere – svolta da una persona sola; la procedura di istituzione dell’impresa è quella stabilita dal comma 1 dell’articolo 9 della Legge 40/2007 (meglio nota come “Bersani-bis”): “ai fini dell’avvio dell’attività d’impresa, l’interessato presenta all’ufficio del registro delle imprese, per via telematica o su supporto informatico, la comunicazione unica per gli adempimenti di cui al presente articolo“.

Anche le imprese individuali possono utilizzare attrezzature, equipaggiamenti specifici ed altri beni strumentali che possono essere acquistati tramite vari canali, inclusi i portali specializzati che allestiscono aste online come ad esempio Logic Bid.

  • Differenze previdenziali

Oltre alle differenze esistenti a livello giuridico, tra il libero professionista e l’impresa individuale sussiste una netta divisione anche dal punto di vista fiscale. I due soggetti, infatti, sono tassati secondo due parametri leggermente differenti:

  • per i liberi professionisti, fa fede il “principio di cassa“; in altre parole, la pressione fiscale viene esercitata solo sugli importi effettivamente incassati durante un certo periodo d’imposta. Vengono tassati i redditi imponibili, il cui ammontare viene determinato dalla differenza dalle somme incassate e i costi deducibili; un libero professionista può optare per il regime fiscale che meglio si adatta al proprio volume d’affari. Nel regime forfettario la base imponibile è determinata dal tasso di redditività dell’attività; il regime fiscale agevolato per l’avviamento della professione prevede una tassazione del 5% per i primi cinque anni e del 15% per gli anni successivi;
  • le imprese individuali, invece, sono tassate sulla base del “principio di competenza” che funziona in maniera leggermente diversa rispetto a quello “di cassa”. In tal caso, infatti, la tassazione viene esatta in riferimento al reddito imponibile annuo (IRPEF), calcolato tenendo conto di tutti gli episodi economici che si sono manifestati nel corso di un singolo esercizio, senza tenere in conto del fatto che i ricavi o crediti siano stati effettivamente incassati. Le somme deducibili non incassate possono essere comunque dedotte, se rientrano tra le voci deducibili. Anche le imprese individuali possono scegliere di aderire al regime forfettario.

In sostanza, la differenza che passa tra una ditta individuale e un libero professionista è la modalità di calcolo della base imponibile per i due soggetti: per il primo contano gli incassi effettivi, per il secondo sono presi a riferimento le voci iscritte in un dato bilancio d’esercizio, anche se verranno incassate in un momento diverso.

L'articolo Azienda individuale o libero professionista, differenze proviene da Logic Bid.

]]>
Voucher Innovation Manager, cosa sapere https://www.logicbid.com/blog/voucher-innovation-manager/ Fri, 13 Mar 2020 11:00:09 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=783 Cosa sapere sul Voucher Innovation Manager. Lo sviluppo delle imprese è uno dei principali obiettivi di ogni governo che voglia promuovere una crescita organica della propria economica. Per questo, vengono presi provvedimenti ad hoc che prevedano misure volte ad incentivare non solo l’espansione delle attività economiche ma anche la loro innovazione, in modo tale che le imprese crescano sfruttando i risultati ottenuti dall’innovazione tecnologica e digitale. In tal senso, l’Italia ha fatto registrare i primi ...

Leggi tuttoVoucher Innovation Manager, cosa sapere

L'articolo Voucher Innovation Manager, cosa sapere proviene da Logic Bid.

]]>
Cosa sapere sul Voucher Innovation Manager.

Lo sviluppo delle imprese è uno dei principali obiettivi di ogni governo che voglia promuovere una crescita organica della propria economica. Per questo, vengono presi provvedimenti ad hoc che prevedano misure volte ad incentivare non solo l’espansione delle attività economiche ma anche la loro innovazione, in modo tale che le imprese crescano sfruttando i risultati ottenuti dall’innovazione tecnologica e digitale. In tal senso, l’Italia ha fatto registrare i primi passi significativi in questa direzione nel luglio 2019, quando è entrato in vigore un decreto direttoriale del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) che ha introdotto la figura professionale dell’Innovation Manager: vediamo di seguito di cosa si tratta

  • Cosa si intende per Innovation Manager

L’Innovation Manager è una figura professionale introdotta dal decreto n. 152 del 7 maggio 2019 (“Disposizioni applicative del contributo a fondo perduto, in forma di voucher, a beneficio delle micro, piccole e medie imprese, per l’acquisto di consulenze specialistiche in materia di processi di trasformazione tecnologica e digitale“). Indicato anche come “manager dell’innovazione“, si tratta di un consulente specializzato, in grado di affiancare le piccole e medie imprese fornendo servizi di consulenza specifica, inerenti in modo particolare all’aggiornamento tecnologico e digitale.

Secondo quanto stabilito dai comma 2 e 3 dell’articolo 5 del decreto del 7 maggio 2019, un consulente, per essere ammesso all’elenco degli Innovation Manager, deve essere in possesso dei seguenti requisiti:

  • essere accreditato negli albi o elenchi dei manager dell’innovazione istituiti presso Unioncamere, presso le associazioni di rappresentanza dei manager o presso le organizzazioni partecipate pariteticamente da queste ultime e da associazioni di rappresentanza datoriali“;
  • essere accreditate negli elenchi dei manager dell’innovazione istituti presso le regioni ai fini dell’erogazione di contributi
    regionali o comunitari“.

In aggiunta, sono considerati requisiti funzionali all’iscrizione anche lauree magistrali, dottorati di ricerca e master universitari incentrati su materie specifiche quali scienze matematiche ed informatiche, scienze fisiche, scienze chimiche, scienze biologiche, ingegneria industriale e dell’informazione e scienze economiche e statistiche. L’Innovation Manager – il cui contratto di consulenza non può essere inferiore ai nove mesi – si occupa, secondo quanto si legge nel decreto del MISE, di uno o più dei seguenti aspetti: “indirizzare e supportare i processi di innovazione, trasformazione tecnologica e digitale“. A tale scopo, è autorizzato ad impiegare una o più delle seguenti tecnologie:

  • big data e analisi dei dati;
  • cloud, fog e quantum computing;
  • cyber security;
  • integrazione delle tecnologie della Next Production Revolution (NPR);
  • simulazione e sistemi cyber-fisici;
  • prototipazione rapida;
  • sistemi di visualizzazione, realtà virtuale (RV) e realtà aumentata (RA);
  • robotica avanzata e collaborativa;
  • interfaccia uomo-macchina;
  • manifattura additiva e stampa tridimensionale;
  • internet delle cose e delle macchine;
  • integrazione e sviluppo digitale dei processi aziendali;
  • programmi di digital marketing, “per l’innovazione di tutti i processi di valorizzazione di marchi e segni distintivi (c.d. «branding») e sviluppo commerciale verso mercati“;
  • programmi di open innovation.

 

  • Come funziona il Voucher

Il voucher è un contributo a fondo perduto che viene erogato alle imprese beneficiarie (individuate nel decreto), ovvero le micro, piccole e medie imprese (“indipendentemente dalla forma giuridica“) che abbiano la sede legale o un’unità locale attiva sul territorio nazionale. Inoltre, tali soggetti non devono essere destinatari di sanzioni interdittive né “essere sottoposte a procedura concorsuale e non trovarsi in stato di fallimento, di liquidazione anche volontaria, di amministrazione controllata, di concordato preventivo o in qualsiasi altra situazione equivalente“. Oltre alle piccole e medie imprese, possono accedere al contributo anche le imprese aderenti ad un contratto di retea condizione che tale contratto configuri una collaborazione effettiva e stabile e preveda nel programma comune lo sviluppo di processi innovativi in materia di trasformazione tecnologica e digitale“. Le caratteristiche del contratto di rete che consentono l’accesso al voucher Innovation Manager sono elencate in dettaglio al comma 2 dell’articolo 2 del decreto n. 152 del 7 maggio 2019.

Il contributo per i servizi di consulenza specialistica in innovazione viene erogato secondo le seguenti modalità:

  • 50% per le micro e piccole imprese; il limite massimo del voucher è di 40.000 euro a fronte di una spesa massima sostenuta pari a 80.000 euro;
  • 30% per le medie imprese: il limite massimo del contributo è pari a 25.000 euro a fronte di una spesa massima sostenuta pari a 83.333,33 euro;
  • 30% per le aziende aderenti ad un contratto di rete: il limite massimo del contributo è fissato in tal caso a 80.000 euro a fronte di costi massimi sostenuti quantificati in 160.000 euro.

Il contributo, sotto forma di voucher, viene erogato per sostenere parte delle spese affrontate dall’azienda per servizi di consulenza; ciascun soggetto non può mettere sotto contratto più di 10 manager e ciascuno di questi non può essere assunto per un periodo inferiore a nove mesi.

Dopo la pubblicazione dell’elenco degli Innovation Manager, a novembre 2019 è stata chiusa la piattaforma messa a disposizione delle imprese per la consultazione dei nominativi dei consulenti iscritti; tra novembre e dicembre 2019 è stata fissata la finestra temporale per la presentazione delle domande; a partire da gennaio 2020 il MISE ha messo in programma di avviare le concessioni.

  • Come fare richiesta

Le aziende che rientrano tra i soggetti beneficiari del contributo possono inviare la richiesta per via telematica, attraverso la procedura accessibile alla sezione “Voucher per consulenza in innovazione” disponibile sul sito ufficiale del Ministero dello Sviluppo Economico. La procedura è stata resa disponibile a partire dal 3 dicembre 2019, poi posticipato al 12 dicembre per via di una proroga del termine per la predisposizione delle istanze di accesso alle agevolazioni.

A fronte delle numerose istanze di accesso alle risorse stanziate dalla legge di bilancio 2019” – si legge sul sito del MISE – “per le annualità 2019 e 2020, superiori alla dotazione finanziaria disponibile per l’intervento (pari complessivamente a 50 milioni di euro), il Ministero ha disposto la chiusura dello sportello per la presentazione delle domande di accesso alle agevolazioni con effetto dal 13 dicembre 2019“.

La domanda di ammissione, in cui l’azienda deve indicare il manager per l’innovazione del quale si intende avvalersi, è accessibile solo al legale rappresentante dell’impresa, come risultante dal certificato camerale. La procedura prevede l’identificazione e l’autenticazione attraverso la Carta nazionale dei servizi (CNS), oppure per mezzo di un dispositivo (come ad esempio una Smart Card o una chiavetta USB) che contenga un certificato digitale di autenticazione personale.

  • Elenco Innovation Manager

La misura e la sua attuazione vengono gestite per intero dal MISE per mezzo di una piattaforma digitale che connette gli Innovation Manager con i soggetti beneficiari del voucher, in presenza delle condizioni individuate dal decreto di riferimento. Tutte le persone fisiche in possesso dei requisiti necessari per ricoprire il ruolo di manager dell’innovazione all’interno di un’azienda (ammessa tra i soggetti destinatari del contributo) hanno avuto la possibilità di iscriversi all’elenco dei manager fino al 25 ottobre 2019, data di chiusura delle iscrizioni. Successivamente, il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato – tramite i propri canali ufficiali – l’elenco completo dei manager, con una nota stampa del 7 novembre 2019.

L'articolo Voucher Innovation Manager, cosa sapere proviene da Logic Bid.

]]>
Pallet Pooling, di cosa si tratta ed a cosa serve https://www.logicbid.com/blog/pallet-pooling/ Fri, 06 Mar 2020 15:58:07 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=773 Cos’è il Pallet Pooling ed a cosa serve? Molte aziende, appartenenti a settori per lo più legati alla produzione ed allo stoccaggio, utilizzano i cosiddetti “pallet“. Si tratta delle pedane di legno, di forma rettangolare, utilizzate per il trasporto di merci e prodotti imballati o inscatolati dal fornitore al distributore o viceversa. Sono strutture piuttosto leggere, costituite da assi di legno alte pochi cm, allestite su quadroni di truciolato; la superficie di appoggio è coperta ...

Leggi tuttoPallet Pooling, di cosa si tratta ed a cosa serve

L'articolo Pallet Pooling, di cosa si tratta ed a cosa serve proviene da Logic Bid.

]]>
Cos’è il Pallet Pooling ed a cosa serve?

Molte aziende, appartenenti a settori per lo più legati alla produzione ed allo stoccaggio, utilizzano i cosiddetti “pallet“. Si tratta delle pedane di legno, di forma rettangolare, utilizzate per il trasporto di merci e prodotti imballati o inscatolati dal fornitore al distributore o viceversa. Sono strutture piuttosto leggere, costituite da assi di legno alte pochi cm, allestite su quadroni di truciolato; la superficie di appoggio è coperta da assi poste a corta distanza le une dalle altre mentre la superficie opposta è costituita soltanto dalle assi che tengono assieme le parti del bancale. Questo tipo di oggetto viene utilizzato in numerosi ambiti, in quanto ha una funzione pratica e logistica ben precisa: consente di spostare grosse quantità di prodotti in maniera sicura, utilizzando un carrello elevatore, senza poggiarli direttamente a terra, con il rischio di rovinare l’imballaggio o danneggiarne l’interno.

  • Cos’è il Pallet Pooling

La gestione dei pallet rappresenta un’aspetto importante del ciclo produttivo di un’azienda che ne fa ampio uso. La prassi più diffusa fino a qualche anno fa era quella dell’interscambio. In pratica, questo modello di gestione delle pedane di legno per lo stoccaggio prevedeva la consegna di un bancale vuoto da parte del destinatario del pallet “carico”; ciò era possibile perché tutte le pedane da stoccaggio che vengono messe in circolazione rientrano nello standard Epal. Il problema era che spesso questa prassi non veniva rispettata, causando problemi di natura logistica all’azienda che effettuava la consegna; quest’ultima, di fatto, “perdeva” un pallet, con ripercussioni notevoli sui costi di gestione e sul versante logistico. Col tempo, infatti, il mancato interscambio comportava, per l’azienda che effettuava le consegne, un ammanco di pallet quantificabile tra il 15 ed il 30%; in altre parole, l’operatore si vedeva costretto ad acquistare un nuovo carico di pedane, pur di poter continuare ad effettuare le operazioni di consegna.

Per aggirare i problemi e gli scompensi connessi all’interscambio di pallet, da diversi anni le aziende del Nord Europa hanno optato per il pallet pooling, diffusosi di recente anche presso molte aziende italiane. Questo sistema si basa su di un meccanismo di noleggio da parte di un soggetto terzo che mette a disposizione le pedane e si occupa dei servizi di consegna e ritiro delle stesse, esonerando le aziende dalle operazioni di gestione dei pallet.

  • Vantaggi e svantaggi

L’utilizzo di pallet in pool (altra denominazione del pallet pooling) è una procedura che presenta numerosi vantaggi rispetto al semplice interscambio. Il principale è di natura logistica: appaltando ad un soggetto terzo la gestione delle fasi di consegna e ritiro dei bancali usati, l’azienda che li utilizza non deve impiegare tempo e risorse ad occuparsi dell’approvvigionamento, del ritiro o della riconsegna dei pallet. Un aspetto secondario, ma non meno trascurabile, è quello sanitario: il pallet pooling consente di avere maggiori garanzie sulla sanificazione delle pedane, cosa che nel sistema di interscambio si presenta più problematica.

Il vantaggio più significativo è di certo quello di carattere economico. L’azienda che usa bancali e pedane a noleggio deve sostenere dei costi fissi e preventivabili, calibrati sulla base del proprio volume d’affari. Ciò consente di destinare al comparto logistico una determinata quantità di risorse economiche, agevolando la gestione del bilancio. In aggiunta, poiché il pallet pooling azzera il fenomeno della perdita delle pedane e tutela l’azienda dal dover affrontare una spesa ulteriore nel caso si verifichino ammanchi o la quantità di bancali a disposizione non sia sufficiente al volume di beni e prodotti da stoccare e trasportare. Va considerato come i nuovi bancali omologati secondo lo standard Epal costino quasi il doppio rispetto ai “modelli” che circolavano in Italia fino al 1999: il prezzo di un singolo pallet Epal oscilla tra i 7.20 e gli 8.60 euro mentre le vecchie pedane Centromarca (di qualità inferiore) costavano, al massimo, 5.25 euro l’una.

Il principale svantaggio legato al pallet pooling è connesso al volume di affari dell’azienda; il modello del noleggio pedane si applica con profitto ai soggetti che gestiscono una quantità di circa 4.000 pallet all’anno perché questa quantità consente di ammortizzare completamente i costi di noleggio, rendendo l’opzione più proficua della gestione tramite interscambio.

  • Come utilizzarlo

Un’azienda che abbia bisogno di pallet (conformi agli standard in vigore) ma non voglia affrontare la spesa per acquistarne una dotazione propria, può optare per il pooling, rivolgendosi ad operatori specializzati del settore. Le aziende di noleggio gestiscono i servizi di trasporto (consegna e ritiro) necessari ad assicurare il pooling delle pedane; per tanto stipulano un contratto con altri soggetti, specializzati nella fornitura di servizi di trasporto, per i quali servono operatori in possesso dei mezzi e dei veicoli adeguati. Per utilizzare il servizio è quindi necessario stipulare un contratto di noleggio delle pedane con un operatore specializzato; l’intesa che viene stipulata tra l’azienda di pallet pool e quella che ne deve usufruire si basa su determinate condizioni, che vengono fissate preliminarmente, a seconda delle esigenze del cliente. Il ciclo del pallet pooling si sviluppa in questo modo:

  • l’azienda fornitrice delle pedane a noleggio consegna le basi al cliente; la quantità di ogni singola consegna, così come la cadenza, vengono definite dalle condizioni contrattuali e dal volume di pallet che il richiedente pensa di dover gestire entro un determinato lasso di tempo;
  • l’azienda imballa la merce e la dispone sui pallet per predisporre la consegna di uno o più ordini;
  • una volta effettuate le spedizioni, l’azienda comunica all’operatore di pallet pooling gli estremi della spedizione indicando, in particolare, la data, il numero di pallet impiegati e la destinazione (specificando le coordinate identificative del destinatario);
  • l’azienda di pallet pooling si occupa del recupero delle pedane presso il soggetto destinatario della spedizione, riportando i bancali presso un proprio deposito (o centro operativo) per eventuali operazioni di sanificazione, riparazione o ripristino.

Per utilizzare in maniera produttiva il noleggio delle pedane in legno, è bene calcolare con attenzione quelli che sarebbero i costi complessivi del pooling, così da stimare correttamente l’opportunità di usufruire di questa gestione logistica anziché di una più semplice.

Ci sono diversi fattori che influiscono sul costo del noleggio dei bancali da stoccaggio; uno di questi è certamente il tipo di prodotto trattato: per la aziende che lavorano prodotti naturali non trasformati, ad esempio, il fabbisogno giornaliero è molto elevato, perché i trasporti devono essere tempestivi e si possono ripetere più volte nell’arco di una sola giornata. In tal caso, il pallet pooling può accelerare notevolmente il ciclo produttivo, perché alleggerisce l’onere dell’azienda produttrice; quest’ultima, di contro, potrebbe dover sostenere dei costi maggiori, perché le pedane “girano” molto di più: un maggior numero di consegne e ritiri costerà certamente di più rispetto ad un contratto di noleggio che preveda un massimo limitato di trasporti mensili o annuali.

L'articolo Pallet Pooling, di cosa si tratta ed a cosa serve proviene da Logic Bid.

]]>
Muletti usati, come sceglierli ed acquistarli https://www.logicbid.com/blog/muletti-usati-come-acquistarli/ Fri, 28 Feb 2020 16:17:20 +0000 https://www.logicbid.com/blog/?p=761 Muletti usati, come acquistarli all’asta In molte aziende, appartenenti a settori diversi, una o più fasi di lavorazione prevedono lo spostamento di prodotti lavorati ed imballati (in genere dal punto di confezionamento a quello di carico per il trasporto all’esterno). Per operazioni logistiche di questo tipo, soprattutto se si tratta di quantità non particolarmente ingenti, vengono usati i carrelli elevatori, noti anche come muletti. Questi vengono manovrati da personale debitamente qualificato, abilitato alla guida di ...

Leggi tuttoMuletti usati, come sceglierli ed acquistarli

L'articolo Muletti usati, come sceglierli ed acquistarli proviene da Logic Bid.

]]>
Muletti usati, come acquistarli all’asta

In molte aziende, appartenenti a settori diversi, una o più fasi di lavorazione prevedono lo spostamento di prodotti lavorati ed imballati (in genere dal punto di confezionamento a quello di carico per il trasporto all’esterno). Per operazioni logistiche di questo tipo, soprattutto se si tratta di quantità non particolarmente ingenti, vengono usati i carrelli elevatori, noti anche come muletti. Questi vengono manovrati da personale debitamente qualificato, abilitato alla guida di questi macchinari mobili attraverso percorsi di formazione che, nella maggior parte dei casi, hanno luogo all’interno dell’azienda stessa. I carrelli elevatori sono molto importanti per le attività di stoccaggio e l’organizzazione degli spazi di magazzino; per questo rappresentano una risorsa per le aziende che hanno a che trattano grandi quantitativi di prodotti inscatolati ed imballati.

  • Cosa sono i muletti usati

In generale, un carrello elevatore è un mezzo operativo a tre o quattro ruote. La parte frontale è equipaggiata con due pale metalliche orizzontali (dette comunemente “forche“) poste a distanza ravvicinata le une dalle altre. Gli assi di carico orizzontali scorrono in verticale lungo i binari che si trovano all’interno di una struttura che si estende di fronte all’abitacolo e rappresenta l’altezza massima alla quale può essere portato il carico (fanno eccezione i muletti con braccio telescopico). Il piano di carico delle forche è chiuso, dal lato dell’abitacolo, da un piano in metallo che serve a contenere il carico da sollevare e spostare. Le principali caratteristiche distintive di un carrello elevatore sono:

  • la motorizzazione;
  • l’assetto, dato dal numero di ruote;
  • la capacità di sollevamento e carico (in termini di peso e altezza massimi).

 

  • Tipi di muletti usati

Come già accennato, in commercio è possibile trovare numerosi tipi di muletti. A determinare la differenziazione di ciascun esemplare contribuiscono una serie di fattori. Il primo è il sistema di propulsione: i carrelli elevatori possono essere alimentati a benzina, diesel o GPL (con differenze in termini di prestazioni e consumi); in alternativa esistono anche quelli spinti da un sistema a batteria. Un altro elemento funzionale di rilievo è il numero di ruote: i muletti che ne hanno soltanto tre, sono più adatti ad essere manovrati in spazi limitati mentre quelli equipaggiati con quattro ruote simmetriche sono in grado di sostenere e sollevare carichi più pesanti. Al netto del sistema di trazione e del numero di ruote, i carrelli elevatori possono essere distinti in base alle caratteristiche funzionali e strutturali:

  • carrello frontale: come suggerisce il nome stesso, questo tipo di muletto è equipaggiato con forche frontali, ossia presenta la superficie di sollevamento e carico davanti;
  • carrello laterale: questo modello di muletto è allestito in modo tale che il piano di carico si trovi su un lato del mezzo; è sempre dotato di quattro ruote, disposte in maniera simmetrica tra l’abitacolo e la superficie di sollevamento delle forche;
  • carrello retrattile: la caratteristica peculiare dei muletti di questo tipo è la capacità del braccio sul quale sono montate le forche di spostarsi in orizzontale, allontanandosi dall’abitacolo; per tanto, il carico può essere sollevato in verticale e mosso anche in orizzontale, per la lunghezza dell’escursione della parte “retrattile”;
  • carrello trilaterale: si tratta di un mezzo particolarmente complesso. Il nome deriva dal fatto che si tratta di un muletto “combinato”: il modulo con le forche può muoversi lungo la colonna verticale ma, al contempo, ruotare di 90° in modo da porsi in posizione ortogonale rispetto a quest’ultima;
  • carrello commissionatore: versione “light” del muletto standard, è privo di abitacolo chiuso. Il manovratore sta in piedi sulla pedana centrale mentre le forche si trovano sul retro;
  • carrello quadridirezionale: molto simile, per struttura e modalità di utilizzo, al carrello trilaterale;
  • carrello fuoristrada: questa particolare categoria di muletto viene impiegata in contesti che prevedono manovre da effettuare su fondo sterrato; per questo, sono equipaggiati con pneumatici più grandi del normale, caratterizzati da scanalature particolarmente scolpite; quelle anteriori hanno un diametro di molto superiore a quello delle ruote posteriori;
  • carrello sollevatore telescopico: questo mezzo presenta un modulo di carico (che in genere prevede le tipiche forche”) allestito su di un braccio telescopico che sostituisce la colonna di sollevamento;
  • carrello cingolato: adatti anche (ma non solo) a contesti fuoristrada, dove mancano superfici asfaltate, muletti di questo tipo si differenziano dagli altri per la presenza di cingoli al posto delle ruote;
  • carrello manuale: si tratta della versione non motorizzata del carrello commissionatore; si presta in particolar modo allo spostamento di carichi di media portata, in quanto viene mosso dalla sola forza delle braccia del manovratore. Esiste anche in versione elettrica;
  • carrello stoccatore elettrico: variante più potente del muletto commissionatore, consente al manovratore di stare in piedi su una pedana e di azionare le forche che si trovano anteriormente.
  • Come acquistare i muletti all’asta

I muletti possono essere acquistati in diversi modi, sfruttando diversi canali. Per chi non vuole rivolgersi direttamente alle aziende produttrici od ai rivenditori autorizzati, decidendo di optare per un articolo di seconda mano, le aste giudiziarie sono un’ottima soluzione. Si tratta di procedure di vendita all’asta che hanno per oggetto prodotti provenienti da aziende in liquidazione o in ristrutturazione che devono cedere o rinnovare le proprie attrezzature. È possibile prendere parte a questo tipo di aste anche in versione online: molti siti specializzati, come ad esempio Logic Bid, gestiscono – nelle vesti di intermediario – le procedure di gara e la vendita degli articoli usati. L’acquisto online attraverso

Per poter acquistare all’asta attraverso questa modalità, è necessario anzitutto registrarsi al portale. La procedura di registrazione prevede l’inserimento dei dati personali e del nome di un’azienda di riferimento, il cui nome verrà riportato in fattura in caso di aggiudicazione dell’asta. Completata la registrazione, l’utente può mettersi alla ricerca delle aste di settore per individuare l’articolo di suo interesse. Fatte le dovute valutazioni di carattere tecnico ed economico (rapporto tra qualità e prezzo, effettiva utilità dell’acquisto e così via), l’utente può procedere alla partecipazione all’asta. Prima, però, è consigliabile prendere visione e comprendere attentamente quali sono le condizioni di partecipazione alla gara di vendita, che in genere prevedono il pagamento di un deposito cauzionale; in tal caso, è bene informarsi sulle modalità di pagamento e di erogazione dell’eventuale rimborso. Dopo quest’ultima precauzione, l’utente può formalizzare la propria offerta, inserendo la cifra che ritiene più congrua per completare l’acquisto. Se l’offerta è andata a buon fine ed è stata accettata, l’utente riceve una comunicazione di conferma via e-mail. Qualora tale comunicazione non dovesse arrivare dopo un ragionevole lasso di tempo, è possibile che l’importo non sia stato digitato correttamente oppure la cifra inserita sia risultata inferiore al prezzo di riserva (maggiore della base d’asta) imposto dal venditore. Se nessuna di queste eventualità spiega il mancato ricevimento della e-mail di conferma, è necessario contattare l’assistenza del sito che gestisce l’asta.

L'articolo Muletti usati, come sceglierli ed acquistarli proviene da Logic Bid.

]]>